Creare una nuova filiera della lana di pecora per la Lombardia e l’Italia settentrionale. Lo chiede la proposta di Risoluzione che ha iniziato il suo iter amministrativo nella Commissione Agricoltura guidata dal Presidente Ruggero Invernizzi (Forza Italia) che ha dato il via libera a un gruppo di lavoro che dovrà predisporre un progetto per valorizzare la lana delle Regioni del bacino padano.
“La maggior parte della lana utilizzata in Italia proviene dall’estero perché la lana prodotta localmente ha progressivamente perso interesse economico. Basti pensare che oggi in Lombardia non esiste alcun impianto di lavaggio in grado di trattare la cosiddetta “lana sucida” che è considerata un rifiuto speciale, spiega la relatrice Simona Pedrazzi (Lega). La prima firmataria della proposta di risoluzione aggiunge che oggi “ciò si traduce in un enorme costo ambientale e di smaltimento per i nostri imprenditori agricoli.
Il primo passo, quindi, è quello di pianificare l’insediamento di una filiera per la valorizzazione della lana locale. In seconda battuta, per accrescere la competitività della lana nostrana sarà quello di chiedere al Governo di classificare la lana come prodotto agricolo sotto il profilo fiscale. L’altro aspetto che intendiamo tutelare è quello del lavoro: se non si interviene si rischia di perdere professionalità importanti per l’occupazione e la tutela del territorio, come quelle dei tosatori, che altri Paesi europei invece sostengono e proteggono”.
Si stima, come si legge in una nota, che nelle Regioni del Nord ci siano 460 mila capi ovini che producono circa 1.380 tonnellate di lana.
Una filiera della lana di pecora, sottolinea la nota, significa valorizzare un prodotto agricolo locale “a chilometro zero”, la lana, e favorire la conservazione delle razze ovine autoctone che costituiscono un importantissimo patrimonio zootecnico di biodiversità. Senza dimenticare i vantaggi ambientali: l’uso di lana proveniente dalla filiera corta nel Nord Italia ridurrebbe in maniera significativa le emissioni provenienti dal trasporto necessario per le importazioni dall’estero. Inoltre, investendo in impianti di lavaggio di ultima generazione si risparmierebbero risorse idriche ed energetiche.