La scelta del Capo dello Stato dovrebbe essere un momento di unità nazionale. Spesso, invece, è l’occasione per far esplodere faide interne ai partiti e agli schieramenti e lotte tra leader e aspiranti tali. Il 24 gennaio l’aria che si respirerà tra i Grandi Elettori difficilmente sarà serena. Purtroppo.
Nel M5S è partita la guerra contro Conte. Alcuni parlamentari hanno già preso posizione a favore di un nuovo settennato per Mattarella senza aspettare le decisioni del vertice del Movimento. In pratica si vuole indebolire Conte bocciando il nome che egli potrebbe proporre e dimostrando che M5S va in ordine sparso e non ubbidisce al suo capo.
Nel centro-destra i giochi sono molteplici. Salvini e Meloni hanno molto da temere da una salita al Colle di Berlusconi. Il Cavaliere con l’abilità che lo contraddistingue e il suo presenzialismo offuscherebbe le loro leadership, aiuterebbe Forza Italia a riprendersi a danno di Lega e FdI. Sia Meloni che Salvini, separatamente, vogliono mettere il cappello sul prossimo Presidente e nessuno dei due accetterà di subire il candidato dell’altro.
Renzi punta ad essere vero artefice della partita, pronto a far saltare i giochi sia a destra che a sinistra. Gode di un controllo assoluto dei suoi parlamentari ma questo potrebbe non bastargli per condizionare i giochi.
Il Pd, come al solito, rischia di farsi del male con il consueto autolesionismo. C’è chi vuole indebolire La leadership di Letta impedendogli di tessere una tela trasversale agli schieramenti e c’è chi vuole cogliere questa occasione per far saltare ogni ipotesi di ricucire del Pd con i fuoriusciti.
Come si vede, troppi conflitti rischiano di scaricarsi sulla corsa al Quirinale. E all’orizzonte non si vede nessun papabile che possa “togliere le castagne dal fuoco” ai partiti.