“Ci sarà una riduzione del ritmo degli acquisti di titoli nel corso del 2022, che però non si interromperanno prima della fine dell’anno; quindi, il cosiddetto “tapering” non verrà concluso prima del 2023 e si continueranno a mantenere condizioni di finanziamento dell’economia molto favorevoli. Abbiamo anche affermato che l’aumento dei tassi ufficiali, che peraltro sono negativi, avverrà successivamente.
Il motivo è legato proprio alle nostre previsioni d’inflazione e ai fattori che noi riteniamo prevarranno nei prossimi anni”. Lo afferma il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in un’intervista al quotidiano La Stampa. In seno alla Bce “c’è divergenza nel Consiglio direttivo.
Le previsioni secondo cui si scenderà al di sotto del 2% nel biennio 2023-24 sono ovviamente soggette a rischi sia verso il basso sia verso l’alto. Secondo alcuni dei miei colleghi questi ultimi potrebbero essere prevalenti – spiega -.
Ma occorre ragionare su almeno due dei fattori sottostanti: uno energetico, l’altro legato ai margini delle imprese e all’aumento delle retribuzioni. Ora, su queste ultime, abbiamo un’ipotesi di crescita del 3% ogni anno per i prossimi tre anni. Ricordiamoci che negli Stati Uniti le retribuzioni stanno salendo del 4% e in Europa siamo sotto al 2%, come peraltro è successo per i vent’anni passati”. “In questo momento non si vedono effetti di secondo impatto dai prezzi dell’energia, cui soprattutto si deve l’aumento dell’inflazione, a salari e margini, quindi resto sostanzialmente tranquillo.
Io penso che i rischi siano bilanciati e non asimmetrici verso l’alto – prosegue il governatore della Banca d’Italia -. In ogni caso, siamo tutti straordinariamente attenti a verificare mese per mese quali sono, come si muovono le determinanti dell’inflazione: mercato del lavoro, domanda, salari”.