Il 2021 iniziato con la crisi del Governo Conte 2, ci ha concesso 10 mesi di grande stabilità politica, di buone riforme, con un boom della crescita, ottimi risultati nel controllo della pandemia e la realizzazione dei 51 progetti previsti dal Pnrr.
Nel 2022 non sarà facile riprodurre questi successi. Dovremo attuare 66 riforme e realizzare 102 obbiettivi per avere altri 40 miliardi dall’Europa. Bisognerà gestire l’aumento dei contagi in modo da non colpire la ripresa economica e tenere a bada anche l’inflazione. Tutto, o quasi, dipenderà dalla politica.
A fine Gennaio si eleggerà il Presidente della Repubblica. Se avverrà con ampio consenso, sarà un buon inizio. Se ci sarà una spaccatura con un’elezione maggioranza risicata, sarà un pessimo segnale foriero di un clima litigioso di cui nessuno sente il bisogno.
Il Governo resterà in piedi? Se Draghi lascerà per salire al Quirinale sarà crisi. Difficilmente si ricostituirà l’attuale maggioranza di unità nazionale. Si aprirà, inevitabilmente, un periodo di instabilità che potrebbe perfino portare ad elezioni anticipate. Se, invece, Draghi resterà a Palazzo Chigi il Governo potrà continuare la sua azione. Anche in questa ipotesi ci sarà turbolenza tra i partiti.
La campagna elettorale per le elezioni politiche del 2023 scatterà con un anno di anticipo. Ogni partito vorrà mettere bandierine e intestarsi successi identitari nell’azione di Governo. Questo metterà in serie difficoltà anche il timoniere Draghi.
Ben poco potrà di fronte alle fibrillazioni dell’equipaggio se non minacciare di lasciare. Ipotesi che alcuni accoglieranno con favore.
L’Italia potrebbe arrancare nel rispetto dei tempi previsti dalla Commissione Europea. Ritardi o negligenze potrebbero esserci parzialmente perdonati se Draghi fosse ancora lui l’interlocutore. In caso contrario i falchi di Bruxelles e i cosiddetti “frugali” alzeranno il tiro contro l’Italia. E potrebbe essere un disastro.
C’è poi la grande incognita delle elezioni presidenziali francesi. Il Trattato del Quirinale porta la forma di due grandi europeisti. Draghi e Macron. Se dovesse vincere la destra sovranista l’asse con Parigi si indebolirà e l’Italia perderà l’alleato più forte nella richiesta di cambiare il Patto di stabilità che tanto ci danneggia. Queste sono solo alcune delle incognite che pesano sul 2022, al netto di ciò che succederà nella pandemia, di eventuali crisi internazionali o di imprevedibili shock nell’economia mondiale.
I partiti riflettano attentamente durante la pausa natalizia su questi scenari e auguriamoci che -alla fine- prevalga il senso di responsabilità.