Il 2022 rischia di essere nel bene e nel male l’anno decisivo per la nuova Europa. L’Europa del Next Generation Eu, in contrapposizione a quella dell’austerity degli anni dieci, l’Europa della nuova programmazione 2021/2027, l’Europa della Conferenza sul Futuro. Tutte queste circostanze costituiscono una miscela micidiale, in grado di imprimere un’accelerazione decisiva al processo di integrazione o al contrario di determinare un brusco arresto.
La coincidenza infatti della necessità di spendere i soldi della vecchia programmazione (2014/2020) l’esigenza di impiegare quelli della nuova (2021/2027) e di coordinare tali interventi con il Next Generation EU, saranno il banco di prova su cui misurerà la propria virtù la classe dirigente delle Cancellerie europee.
Il contemporaneo svolgimento della Conferenza sul futuro dell’Europa, fortemente voluta dal Presidente Macron, cade in un momento nel quale l’informazione europea è sovrabbondante rispetto alla ricettività dei cittadini dell’Unione e questo ne spiega la temporanea “clandestinità”, ma su questo torneremo in seguito.
Dal 1° gennaio la Presidenza del Consiglio europeo, per rotazione semestrale, sarà affidata alla Francia che andrà alle urne in aprile per eleggere il successore di Macron.
Il contemporaneo verificarsi di tutti questi accadimenti giustifica probabilmente gran parte dell’attivismo del Presidente francese e la conseguente accelerazione impressa anche alla firma del cosiddetto Trattato del Quirinale fra l’Italia e la Francia.
Considerato in questo quadro il Trattato stesso è ben lungi dal costituire un atto di politica intergovernativa, al contrario, deve essere interpretato come un fattore di stimolo nei confronti dell’Unione attivato da due Paesi fondatori.
Nel testo dell’accordo e nel suo piano di attuazione si trovano diversi riferimenti all’Unione europea e alle sue dinamiche, in uno spirito sicuramente e decisamente costruttivo.
La Germania concentrata sull’avvio del suo “Governo arcobaleno”, è temporaneamente in secondo piano rispetto a queste iniziative.
Gli stessi che da anni lamentano la lentezza dell’Unione, dovuta alle complesse procedure di decisione e al prevalente utilizzo dell’unanimità, sono pronti a scagliarsi verso ogni forma di cooperazione rafforzata o di accordo bilaterale anche quando questo è ben lungi dal tradursi in un attentato allo spirito comunitario.
Se è vero come è vero che in questo momento Emmanuel Macron e Mario Draghi costituiscono due garanzie per lo sviluppo dell’Unione, e la loro storia lo conferma, riesce difficile credere che proprio loro possano essere accusati di tradimento verso lo spirito europeo.
Probabilmente sarebbe il caso di andare a verificare intenzioni e contenuti dei diversi accordi prima di bollarli come attentati all’identità europea.
Molti e diversificati sono stati infatti gli strumenti adottati negli anni per riuscire a scuotere l’unione da “temporanei torpori”.
Spesso ad alcuni Paesi è capitato di doversi prendere in carico iniziative poi condivise dalla maggioranza degli altri.
Pur non auspicando un’Europa a diverse velocità non si ritiene opportuno l’atteggiamento di sfiducia in ogni iniziativa che non veda una partecipazione corale fin dal suo battesimo.
Storicamente uccidere i bambini nella culla non si è mai dimostrata una scelta né auspicabile né vincente, anche di complottismo infatti rischia di morire la nuova Europa.