Un passo alla volta per non spaventare i rigoristi. Ha parlato con la stessa apparente ambiguità di Angela Merkel, ma il messaggio di Olaf Scholz lascia ben sperare in un atteggiamento diverso di Berlino: se con quelle regole -dice Scholz- si è potuto varare un piano da oltre 700 miliardi, vuol dire che si può continuare sulla strada della flessibilità reale. Come dire, puntiamo nei fatti a praticare la flessibilità necessaria senza sollevare questioni di principio. In questo modo il socialdemocratico Scholz spera di tranquillizzare la componente liberale di Lindner della coalizione a tre con i Verdi e di evitare un’alzata di scudi degli ambienti più rigidi non solo della Germania ma anche di altri Paesi come l’Olanda, l’Austria e la Finlandia.
Prudenza, dunque, nella riscrittura delle regole ma anche disponibilità sostanziale a superarle nei fatti. Un pragmatismo che punta più ai risultati che alle forme. Leggendo tra le righe si può capire che il Cancelliere è favorevole allo spirito che ha animato il Next Generation Eu e che si sostanzia in due pilastri: un bilancio dell’Unione ampio e degno di questo nome e una sorta di condivisione del debito finalizzata alla crescita.
È una linea che segna, comunque, una svolta rispetto ad un passato in cui la Germania preferiva un’ Europa che esige ordine nei conti dei Paesi forte del suo bilancio basato sull’imperativo categorico dello “shwarze null” lo zero-nero, che significa nessun deficit nei conti, anzi surplus.
La pandemia ha fiaccato anche l’economia tedesca che oggi sconta un’inflazione che supera il 6% (da noi è al 3,8%) e un rosso nei conti pubblici del 4,7%. Il passaggio all’opposizione di Cdu-Csu facilita il compito di chi vuole puntare sullo sviluppo e non sull’austerità.
D’altro canto nel programma di governo sottoscritto dai tre partiti che sostengono Scholz si legge che il Patto di stabilità “deve garantire la crescita, la sostenibilità del debito e investimenti sostenibili ed ecologici”.
Insomma Berlino potrebbe applicare la golden rule prevista dall’art.115 della Costituzione modificato nel 1969 e che permette il ricorso al debito solo per le spese in conto capitale. Insomma. se la Germania decide di essere flessibile in casa farà lo stesso anche in Europa. E Scholz oggi ha lasciato intendere che questo succederà sicuramente nei fatti ma poi -se funzionerà- anche nelle regole scritte.