Dai temi sociali al rispetto delle regole dell’Authority, lo sciopero di Cgil e Uil diventa un caso politico-sindacale. Se l’obiettivo di Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri, di portare le loro rispettive
centrali sindacali su un terreno di scontro ad alta intensità mediatica lo sciopero ha già ottenuto i suoi dirompenti effetti. Il finale previsto per il 16 dicembre giorno della serrata, terrà infatti tutti con il fiato sospeso.
Il conto alla rovescia
A 5 giorni dalle manifestazioni di piazza promosse, Cgil e Uil confermano punto per punto le loro contestazioni verso la manovra di bilancio del Governo. In più aprono un fronte inedito – proprio i
sindacati che sottoscrissero di regolamentare il blocco del lavoro – con il Garante degli scioperi che pone più di un rilievo contro la manifestazione del 16 dicembre.
Lo stop del Garante
Secondo la Commissione di garanzia dell’Authority presieduta da Giuseppe Santoro Passarelli, l’imminente blocco del lavoro non rispetta il “periodo di franchigia” dei servizi postali perché troppo vicino alla
scadenza del pagamento dell’Imu. Inoltre lo sciopero viola la regola della rarefazione oggettiva essendo già state convocate mobilitazioni di singoli settori. Tra i comparti sottolineati dal Garante i servizi ambientali – la cui manifestazione il 13 dicembre viene nel frattempo revocata perché raggiunta l’intesa sul rinnovo contrattuale – e “per cui gli accordi nazionali escludono le astensioni dal lavoro dal 15 dicembre
al 6 gennaio”. Per questo, fa presente nella lettera Giuseppe Santoro Passarelli, la data del 16 va “riformulata” entro cinque giorni.
La sfida di Cgil e Uil
Una alzata di scudi di regole e discipline a cui i due sindacati rispondono con una conferma. Lo sciopero generale – indetto senza la Cisl -, resta e si terrà il 16 dicembre. Mentre sul piano delle regole sollevate dell’Authority, Cgil e Uil valutano una soluzione: lo sciopero si svolgerà, le manifestazioni anche, ma: “procederanno garantendo il pieno rispetto delle norme che regolamentano il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali”. All’interno e all’esterno dei due sindacati, aumentano inoltre le critiche verso il Governo e verso un sistema mediatico e politico che tratta “da giorni” la mobilitazione come una “irresponsabile” manifestazione No Vax.
Il Governo ribatte: sforzo senza precedenti
Ad evidenziare la mossa dell’Esecutivo Draghi, che in Consiglio dei ministri ha dato il via libera a risorse aggiuntive per circa un miliardo, raggiungendo ora complessivamente 3.8 miliardi contro il caro
bollette, è la ministra Mariastella Gelmini che parla di “sforzo senza precedenti”, proprio per questo “è ancora più difficile”, dice, “comprendere le ragioni dello sciopero. Il Paese ha bisogno di confronto e non di scontro. Speriamo che il senso di responsabilità e la ragionevolezza prevalgano”.
Landini in difesa di Draghi
Nella complessa partita che Cgil e Uil giocano anche sul terreno politico emerge con chiarezza un paradosso. I due leader sindacali difendono Mario Draghi con parole e attestati di stima, la cui azione è
stravolta dai partiti, dal loro desiderio di protagonismo elettorale, che ha messo in un angolo il premier. “Draghi è una persona perbene”, commenta Landini, “aveva capito il malessere, come evidente con la proposta di mediazione sul contributo di solidarietà sopra i 75mila euro respinta dai partiti, ma proprio questi non si stanno rendendo conto, e lo dico con giustificato motivo”, scandisce il segretario della Cgil,
“della reale situazione sociale delle persone nel nostro Paese”.
Bonomi-Landini: botta e risposta
Il leader di Confindustria, Carlo Bonomi, nel contestare l’iniziativa sindacale sferza Cgil e Uil. “Lo sciopero sembra essere ormai concepito sempre più come manifestazione identitaria, invece di rappresentare un
ricorso estremo rispetto alla logica del confronto volto alla ricerca di soluzioni condivise”. “Se guardiamo alle cifre ufficiali dell’Autorità garante”, aggiunge Bonomi, “nei soli servizi essenziali siamo in presenza di una media di 3-4 scioperi al giorno a livello territoriale. E di circa 250 scioperi nazionali ogni anno”. Per Confindustria c’è un fatto da segnalare, i sindacati scioperano e vanno in piazza mentre gli imprenditori sono al lavoro nelle loro fabbriche.
“Credo che gli italiani chiedano altro, di confrontarsi seriamente sul mondo del lavoro che si sta trasformando, come sempre c’è qualcuno che scenderà in piazza e gli imprenditori andranno in fabbrica per mandare avanti l’Italia come sempre”. Secca la replica del leader della Cgil al presidente di Confindustria. “Lo so che costa fatica, non so se anche Bonomi se ne rende conto”, osserva Landini, “perché credo che in vita sua uno sciopero non lo abbia mai fatto, non ha mai avuto il problema di doversi battere per migliorare la condizione non solo sua ma anche degli altri”.