domenica, 17 Novembre, 2024
Lavoro

Lo Stato torni ad assumere. C’è bisogno di giovani professionalità

Spesi 20 miliardi per un Reddito di cittadinanza che non ha creato occupazione ma incentivato il disimpegno

È certamente un bene che lo Stato torni ad assumere alla disperata ricerca di ingegneri, di statistici, esperti in discipline amministrative, di fondi europei, ambiente, digitale, geometri, chimici, e molte altre figure e professionalità. Farà crescere il Paese e darà una svolta positiva a decine di giovani che sperano di veder riconosciuto il loro studio e avere un reddito garantito.

La carenza di personale

Il bando per rafforzare la pubblica amministrazione, è tuttavia, solo un pannicello caldo sulla fronte di un settore pubblico pericolosamente sguarnito di personale. Dove per eccesso di risparmio, che per altri versi si è tramutato in grandi sprechi, si sono esternalizzati servizi e personale, provocando il più delle volte uno scaricabarile di responsabilità e, in alcuni settori, un intreccio di regole, di norme che alla fine penalizzano proprio i cittadini a cui questi servizi dovrebbero essere serviti e garantiti.
Burocrazia e vecchiaia

Oltre ad una burocrazia che le strutture pubbliche ergono nella indecifrabilità di norme, circolari e interpretazioni, a rendere il sistema più lento e complicato è l’età media dei dipendenti, che ormai supera abbondantemente i 50 anni. Inoltre lavoratori del pubblico impiego sono al minimo storico, nelle sue fila 3.212.450 persone, un numero equivalente quasi a quello dei pensionati, 3.029.451.
In sintesi due numeri per capire meglio: gli over 60 rappresentano il 16,3%, gli under 30 appena il 4,2%. E ancora, il 58% degli over 60 ha smesso di lavorare andando in pensione anticipata, all’età media di 62 anni e tre mesi. Oggi nella PA c’è un personale anziano e giovani in attesa di una qualche possibilità di inserimento.

Lo Stato torni ad assumere

C’era una volta una Italia che non solo cresceva e creava opportunità di lavoro e impiego ma c’erano posti fissi dove era possibile stratificare le conoscenze, fare carriera, puntare su obiettivi personali e del sistema Paese. C’era uno Stato che assumeva con regole durature che funzionavano, tanto da permettere al lavoratore di costruire la propria identità professionale e di vita attorno a quel punto essenziale di riferimento che è il lavoro. Che oggi si scoprano i ritardi, i vuoti è un fatto che merita attenzione, ma c’è da agire. Non basta fare analisi e comporre statistiche, oggi è necessario mettere in campo azioni concrete, che promuovano il ritorno della centralità dello Stato, che torni ad essere datore di lavoro per tutto ciò di cui il Paese ha bisogno

Miliardi spesi, risultati pochi

Le cronache del lavoro ci dicono che i salari sono diventati più bassi, che c’è una mobilità di occupazione in costante cambiamento, dove i giovani passano da una esperienza all’altra senza poter far tesoro delle proprie capacità. C’è poi una svalutazione stessa del lavoro. La cui spia appare proprio il Reddito di cittadinanza, dove lo Stato ha speso in pochi anni 20 miliardi con risultati così scadenti che parlare di flop è un eufemismo. Ogni posto di lavoro “creato” con il Reddito di Cittadinanza è costato allo Stato almeno 52 mila euro. Una cifra incredibile. Aiuto alla povertà è altro, così si creano più poveri perché con 20 miliardi sarebbero state finanziate migliaia di progetti e imprese di giovani. Con 20 miliardi i Governi potevano incentivare progetti di politiche attive e lo Stato assumere ragazzi e professionisti preparati e ben pagati.

Pnrr, occasione di svolta

Abbiamo di fronte mesi impegnativi. Lo saranno per i cittadini alle prese con la raffica degli aumenti, per il Governo, per le imprese e i sindacati, i nodi sono sempre gli stessi: lavoro, previdenza, burocrazia e fisco. C’è la possibilità offerta dal Piano nazionale di Ripresa e dalla crescita che si annuncia per l’Italia con un Pil superiore al 6%. Ci sono i numeri per parlare di occasione giusta per lanciare un maxi progetto di assunzioni. Lo Stato può tornare ad essere protagonista nel mondo del lavoro contando sui propri dipendenti. Si può fare, allora facciamolo.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Il dilemma di Schlein tra il “partito” dei sindaci e quello delle toghe

Giuseppe Mazzei

Occupazione in calo, timori per famiglie e imprese

Lorenzo Romeo

Giorgia Meloni, missione in Cina. Incontro con Xi Jinping e patti commerciali

Giampiero Catone

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.