È una navigazione tormentata quella del nuovo governo giallo- rosso.
Oggi, alla Camera, nel voto su un documento fondamentale, come la nota di aggiornamento del DEF (il documento finanziario) solo 3 voti hanno salvato il governo che ha rischiato di tracollare per il gran numero degli assenti, soprattutto nelle fila del movimento 5 stelle.
Un segno, questo, della consistenza dei malumori che serpeggiano nella maggioranza e che si sono forse aggravati per l’impatto della riforma sul numero dei parlamentari; una riforma che, quando si voterà per le politiche, falcidierà soprattutto le fila dei peones, quasi tutti parlamentari eletti un anno e mezzo fa.
Conte non può essere sicuro su quasi nulla: il M5S è ormai dilaniato da gruppuscoli e correnti, che a loro volta si riferiscono o agli ortodossi, come Di Maio, o ai movimentisti, mentre il PD ha suoi problemi per fronteggiare o ignorare le esternazioni di Renzi su quasi tutti gli aspetti delle politiche del governo.
Si avvicinano intanto le elezioni in una serie di Regioni: prima di tutte l’Umbria, dove la inedita alleanza fra PD, Leu e M5S fatica a fronteggiare l’offensiva del centro destra che appare ancora in vantaggio.
Le cronache sono poi dominate dalla politica estera, con le sfuriate di Trump che sembra impegnato soprattutto a danneggiare i suoi tradizionali alleati e a favorire le velleità imperiali del presidente turco, che pensa forse di poter emulare i grandi sultani dell’epoca d’oro della civiltà islamica e intanto si lancia al massacro dei curdi fra i bisbigli critici di un Occidente che, come negli anni 30 e 40 del secolo scorso, cede ai prepotenti e abbandona gli amici alle peggiori delle sorti.