Riuscirà Draghi a far ragionare la maggioranza e limitare l’assalto alla diligenza sulla Legge di Bilancio? Probabilmente sì. Vedremo a quale prezzo.
È un rituale che si ripete ogni anno: il Governo vara il principale documento di politica economico-finanziaria e tutti i partiti, inclusi quelli di maggioranza lo inondano di emendamenti. Migliaia di emendamenti. Solo alcuni di questi meritevoli di reale attenzione. Il resto è una serie di strizzatine d’occhio dei partiti alle varie clientele o alle richieste -legittime- che ricevono dai loro elettori e dai gruppi di interesse. Compito dei partiti dovrebbe essere quello di fare un’attenta selezione di queste richieste e di inquadrarle in una visione ampia dell’interesse generale e della compatibilità non solo con i tetti alle spese ma anche con l’equilibrio complessivo della manovra. Ma questo non succede quasi mai neanche tra i partiti di maggioranza. Ed è un pessimo costume, che trasforma la Legge di bilancio in un provvedimento omnibus, su cui tutti vogliono salire obbligando l’autista ad un certo punto a chiudere le porte con il ricorso al voto di fiducia.
Quella di quest’anno è arrivata tardi al Senato e sarà licenziata da Palazzo Madama a metà Dicembre. La Camera avrà pochissimo tempo per esaminarla e probabilmente la dovrà votare a scatola chiusa con un voto di fiducia, prendere o lasciare. E anche questo non è uno spettacolo edificante per una Repubblica Parlamentare.
Draghi negli incontri iniziativi oggi con i 5 Stelle deve fare sintesi delle richieste – alcune delle quali si sa già sono contraddittorie. Pensiamo alla rissa che ci sarà sul reddito di cittadinanza tra Conte da una lato e Renzi e Salvini dall’altra.
Alla fine il Presidente del Consiglio che finora si è mosso con grande abilità, sarà costretto a imporre una linea che accontenterà e scontenterà tutti. L’importante è che il testo che uscirà dal Parlamento sia leggibile, comprensibile non un articolo unico con mille commi, e -soprattutto- che non vada a snaturare con concessioni corporative la politica di rilancio avviata da febbraio e che sta dando ottimi risultati.
A parte i voti di fiducia che servono a snellire l’iter parlamentare, il governo deve sempre conquistarsi la fiducia che conta, presso i cittadini, le Istituzioni europee e internazionali e i mercati.