Le falangi di mani e piedi si muovono convulsamente al mattino, le pupille s’imprimono nel limbo: tra sogno appena sopito e realtà che sta iniziando, con la luce dell’alba che s’incide negli occhi. Mi sono sempre chiesta perché li aprissi presto senza bisogno della sveglia, perché non avessi mai riposato il pomeriggio da bambina, perché non avessi mai saputo incanalare questa quantità smodata di energia, che però avevo presto imparato a reprimere sotto la pelle. Già, perché chi è istinto vero, puro, chi è intuizione primordiale dello spirito soprattutto – imparerà prima degli altri il controllo di sé e ad esercitare la ragione con disciplina.
LA BILANCIA TRA SPIRITO E MATERIA
“La mia sofferenza, in un certo senso, dipende dal fatto che io veramente non sono un uomo: io sono troppo spirito” scriveva di sé Kierkegaard – e probabilmente è proprio così. L’azione, o meglio la nostra volontà e capacità di azione, non riescono a contenere ed esprimere o a bilanciarsi del tutto con il pensiero. Bisognerebbe poter utilizzare una bilancia che indichi di quanto spirito e quanta materia siamo composti per ottemperarne i bisogni in maniera equilibrata – ma non è possibile. Non si può calcolare l’incalcolabile: ciò che per definizione è più lontano dai termini scientifici, come lo è l’anima, lo spirito.
LA COSCIENZA DIVINA
Tutte le cause circostanti che ne influenzano lo sviluppo, non sono che un granello al suo cospetto. Hillman riteneva che il destino dell’individuo dipendesse dalla combinazione del Dna, dell’ambiente esterno e del daimon, ovvero dell’inclinazione personale di ciascuno. E dalle infinite e sconosciute commistioni tra le tre, senza conoscere quale potesse influenzare e determinarsi in maggior parte rispetto all’altra. Eppure il nostro principio guida è spirito ed è tutto quanto risieda nel daimon: nella “coscienza morale” di ognuno che per Socrate era una sorta di “guida divina”, espressiva dell’autenticità della natura umana. Se non possiamo calcolarne le quantità e le influenze, possiamo però – secondo il nostro libero arbitrio – articolarne gli intrecci: poiché la nostra natura non possiede la completa facoltà di dominio ma nasce per essere dominata e per plasmarsi in uno stato di continua evoluzione, indefinita ed indefinibile.