mercoledì, 25 Dicembre, 2024
Salute

Al Gemelli un progetto di banca del latte umano donato per i prematuri

Giocando con le assonanze, potrebbe chiamarsi ‘nel BLUD dipinto di blù’, nel ricordo della notissima canzone di Mimmo Modugno e quale auspicio di riuscire a far spiccare il volo ai neonati prematuri grazie al latte materno donato da altre madri. Un gesto di amore e solidarietà tra donne, a beneficio dei loro piccoli. È questo in breve il progetto della Banca del Latte Umano Donato, l’acronimo è BLUD, che al Policlinico Gemelli potrebbe vedere la luce già il prossimo anno. ‘Il concetto di banca del latte donato – spiega il professor Giovanni Vento, direttore della UOC di Neonatologia, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Professore associato di Pediatria, Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – è che il latte donato da una madre, può essere raccolto in una speciale ‘banca’, per essere poi somministrato on demand al figlio di un’altra donna. Obiettivo della nostra banca del latte umano donato sarà quello di offrire la miglior cura possibile ai piccoli nati pretermine al Gemelli’. “Il nostro progetto – continua – prevede una BLUD che ci renda autosufficienti, permettendoci di far fronte alla grande richiesta di latte materno, derivante dall’alto numero di neonati prematuri che nascono al Gemelli. Ma per farlo serve l’aiuto di tutti; è importante sensibilizzare alla cultura del dono e far capire l’importanza della donazione per questi piccoli pazienti. Genitin Onlus, l’Associazione dei Genitori per la Terapia Intensiva Neonatale, ci ha molto supportato in questo e in altri progetti. A loro va tutta la nostra gratitudine’. La BLUD è un ‘ponte’ verso l’uso del latte materno ‘fresco’, quello della propria madre. Spesso le mamme che partoriscono un neonato pretermine non riescono infatti a garantire da sole una produzione adeguata di latte e questo è il motivo per cui la BLUD è una preziosa risorsa per i neonati prematuri, che hanno bisogno di questo importante alimento, che ha per loro il valore di una medicina salvavita. Se per il neonato in genere il latte rappresenta il nutrimento ideale, per i bimbi prematuri va considerato un vero e proprio supporto terapeutico, ma spesso le madri dei neonati che più ne avrebbero bisogno hanno difficoltà a fornirne quantità adeguate subito dopo il parto, anche perché un bimbo del peso di 500-600 grammi non riesce ad attaccarsi al seno. Per il neonato pretermine il latte materno ‘fresco’ rappresenta la prima scelta, ma in alternativa va benissimo il latte di banca. Diverse aziende produttrici di latte artificiale e integratori – a sottolineare ulteriormente il valore del progetto – hanno manifestato interesse e disponibilità a sostenere la realizzazione di questo ‘sogno’. Perché i benefici derivanti da un’alimentazione con latte materno sono davvero tanti. “A breve termine – spiega il professor Vento – i benefici sono la prevenzione dell’enterocolite necrotizzante e della sepsi, della broncodisplasia polmonare, della retinopatia della prematurità, una ridotta degenza ospedaliera, una migliore tolleranza alimentare. A lungo termine, i bimbi alimentati col latte materno hanno un minore rischio di disturbi cardiovascolari, migliori esiti neurologici, un miglior rendimento scolastico, un quoziente intellettivo più elevato”. Il latte di banca verrà distribuito ai piccoli ricoverati presso la nostra Terapia Intensiva Neonatale: neonati altamente pretermine, neonati sottoposti a interventi chirurgici gastrointestinali nella fase di ri-alimentazione, neonati con malattie metaboliche, immunodeficienza o insufficienza renale cronica. La Banca del latte umano donato sarà una struttura che renderà disponibile l’utilizzo del latte anche per i neonati e i bambini degenti presso gli altri reparti ospedalieri pediatrici del Policlinico Gemelli. La costituzione di una Banca del latte al Gemelli seguirà le recenti e preziose raccomandazioni dell’AIBLUD (Associazione Italiana delle Banche del Latte Umano Donato) Onlus, in accordo con la SIN (Società Italiana di Neonatologia), che opera sempre nell’interesse del neonato, e soprattutto del neonato più fragile. Chi sono i prematuri e quali sono le ricerche che la Fondazione Gemelli sta loro dedicando. I prematuri sono dei bimbi nati troppo presto. A volte davvero troppo, prima della trentesima settimana di gestazione. E il mondo li ricorda il 17 novembre con la Giornata Mondiale della Prematurità che tingerà di viola, colore della sensibilità e dell’eccezionalità, facciate di edifici pubblici e monumenti in segno di omaggio e per fare awareness. Nel mondo nascono ogni anno circa 15 milioni di prematuri; in Italia circa 30 mila (l’8% di tutte le nascite). Al Gemelli i prematuri rappresentano circa il 13% di tutti i nati, essendo un centro di riferimento per le gravidanze a rischio. Il Policlinico Gemelli ha molto da festeggiare in questa data, perché ogni anno assiste con amore e dedizione centinaia di bimbi prematuri e super-prematuri. Lo scorso anno, in piena pandemia, i piccoli prematuri, assistiti presso la Terapia intensiva neonatale, il reparto di subintensiva e quello di patologia neonatale, sono stati circa 500; cento di loro, nati prima della trentesima settimana, pesavano meno di un chilo e mezzo (qualcuno appena mezzo chilo). Tanti piccoli grandi progetti di vita che, per giungere a compimento, per abbracciare la vita da persone ‘complete’, hanno bisogno di tante cure specializzate e multidisciplinari. E di tanta ricerca. “Stiamo portando avanti il trial internazionale INREC-LISA per individuare la migliore tecnica di somministrazione del surfattante – racconta Vento -, una sostanza tensioattiva che serve a mantenere espansi i polmoni, evitandone il collasso. Uno dei grandi problemi dei prematuri è proprio l’insufficienza respiratoria e i possibili danni conseguenti alla ventilazione invasiva; riuscire a garantire una buona ossigenazione al piccolo, attraverso un supporto respiratorio il più ‘gentile’ possibile (e la terapia con surfattante fa parte di questa strategia), consente di garantire una stabilità cardiocircolatoria, con ricadute positive sullo sviluppo di tutti gli organi, in particolare del sistema nervoso centrale, retina e intestino. Lo scorso anno abbiamo pubblicato su Lancet Respiratory Medicine i risultati del trial multicentrico italiano IN-REC-SUR-E e quello che andremo a fare è il prosieguo di questo studio che cercherà di individuare la via di somministrazione più efficace per questo farmaco”. “Noi siamo il centro promotore e lo studio prevede di arruolare 600 neonati grandi prematuri. I costi sono altissimi e trattandosi di una ricerca indipendente, dobbiamo trovare i fondi per poterla supportare. Insieme alla professoressa Luciana Teofili – afferma il professor Vento – stiamo portando avanti anche il progetto BORN per la somministrazione di trasfusioni di sangue da cordone ombelicale. Infine – conclude il professor Vento – teniamo molto a cuore il progetto COMETA (Comunicare, Osservare, Modificare, Educare, Tracciare, Agire), finalizzato alla prevenzione delle infezioni ospedaliere neonatali, che vede la partecipazione di un team multidisciplinare formato da neonatologi, ostetrici, microbiologi, igienisti, infettivologi e Direzione Sanitaria. È un altro obiettivo molto importante perché i neonati prematuri sono creature immunodepresse, forse le più immunodepresse per antonomasia. Si tratta di tre linee di ricerca fondamentali perché si occupano dei vulnus principali di questi pazienti. Queste ricerche hanno dei costi difficilmente sostenibili, per questo abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per realizzarle”.

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