75 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, il Parlamento, nella prossima legislatura, cambierà volto perché con la riforma costituzionale confermata dal referendum popolare del 20 e 21 settembre del 2020, sarà formato da 400 deputati e 200 senatori.
Nel frattempo i preparativi per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica sono ormai iniziati anche formalmente, vista la scadenza del settennato in data 3 febbraio 2022.
Il Presidente Sergio Mattarella non intende permanere sul Colle. Lo ha fatto capire più volte
L’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vorrebbe “legare” Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2023 ed anche oltre, affinchè possa completare l’impegnativo e delicato PNRR e le riforme ad esso collegate. Chi lo ha voluto con tenacia al posto di Conte lo ritiene la persona giusta per salvare i conti dell’Italia e per difenderli in Europa.
Non essendo finora riuscito il tentativo di convincere Mattarella al raddoppio del suo mandato, ora emergono le più disparate ipotesi.
Mattarella fa capire che sarebbe meglio fissare la non rieleggibilità del Presidente della Repubblica
Ora siamo agli sgoccioli del suo mandato e “Trenta giorni prima che scada il termine (recita il secondo comma dell’art.85 Cost., cioè il 2 gennaio p.v.) il Presidente della Camera dei Deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica.”
Ciò significa che tutti i 20 Consigli Regionali si stanno attivando per dare esecuzione al disposto dell’articolo 83, 2co. della Costituzione che così recita: “All’elezione partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle D’Aosta ha un solo delegato’.
Sono complessivamente 58, mentre dalla prossima legislatura, la XIX, saranno di meno, solamente 41, come in Parlamento siederanno solamente in 600.
È il privilegio del nuovo Presidente della Repubblica essere prescelto da 1008 grandi elettori e, tra l’altro, da un Parlamento che tra quasi un anno – salvo scioglimento anticipato, raggiungerà la sua scadenza naturale.
Nelle successive elezioni del Capo dello Stato saranno appena 646 i grandi elettori.
Sarebbe auspicabile che – nel frattempo – con una modifica costituzionale dell’ art. 83 si prevedesse la partecipazione come grandi elettori anche dei sindaci dei Capoluoghi delle 110 province che compongono il territorio italiano.
La più alta carica Costituzionale è bene che sia eletta anche col contributo della vasta base di rappresentanza territoriale di cui i Sindaci ne sono un privilegiato esempio.