giovedì, 21 Novembre, 2024
Politica

Draghi: voto libero per la Libia. Aiuti e difesa dei diritti umani

Intesa più stretta Italia-Francia

Un percorso diplomatico per arrivare alle elezioni in Libia del 24 dicembre. Iniziativa che ieri il premier Draghi sottolinea come prioritaria “Voto libero e inclusivo, aiuti alle popolazioni in una Libia pacificata. Con la riunificazione delle istituzioni economiche e finanziarie”.

È l’obiettivo del vertice presieduto da Italia, Francia, Germania, Libia e Nazioni Unite, presente anche la vicepresidente Usa, Kamala Harris. Un vertice con trenta Paesi che hanno promosso la Conferenza internazionale di Parigi aperta ieri. Conferenza a cui partecipano i capi di Stato e di Governo di Paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo. Grande rilievo hanno assunte le elezioni politiche e presidenziali in Libia considerate una cartina al tornasole di ciò che si agita nell’area geo politica del Mediterraneo. Percorso che l’Italia e la Francia insieme ai Paesi promotori vogliono il più “libere e inclusive” possibile. Un progetto che la Conferenza persegue in un contesto non certo facile. Da annotare, ad esempio, un’assenza di rilievo, quella del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che non parteciperà e non ha nascosto la sua insofferenza per l’invito al vertice di Parigi esteso a Israele, Grecia e Cipro.

L’intervento di Draghi

La posizione espressa dal presidente Draghi è quella di un ritorno alle urne in Libia che sia un passaggio non solo libero ma che sappia rafforzare un cessate il fuoco duraturo, l’uscita di tutte le forze militari straniere dal Paese e la tenuta democratica del dopo voto. Tenere le elezioni il 24 dicembre, conferma il premier italiano, “è la volontà chiara del popolo libico come dimostra la registrazione di circa 3 milioni di elettori. Dopo anni di conflitto il popolo libico deve potersi esprimere in elezioni libere, trasparenti e credibili”. “Il Piano d’azione elaborato dalla Commissione militare congiunta è un importante passo avanti”, sottolinea ancora Draghi, “Il ritiro di alcuni mercenari stranieri prima delle elezioni aiuterebbe a rafforzare la fiducia fra le parti è l’obiettivo, sarà necessario affrontare in via prioritaria la riforma del sistema di sicurezza e il reintegro dei combattenti”.

Il sostegno dell’Italia

Mario Draghi sottolinea anche l’impegno della Conferenza e dell’Italia in particolare. “L’Italia è pronta a fornire il proprio sostegno”, evidenzia. “La piena attuazione dell’accordo sul cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 resta un obiettivo cardine. La sostanziale assenza di conflittualità dell’ultimo anno e la riapertura della strada costiera sono traguardi importanti che non vanno vanificati”, sottolinea ancora il premier italiano, “La normalizzazione della Libia passa anche per un sistema economico in grado di rispondere ai bisogni della popolazione e favorire gli investimenti esteri”, prosegue Draghi. “Va garantita, anche attraverso un bilancio condiviso, un’equa distribuzione delle risorse in ogni parte del Paese e rafforzato il percorso di riunificazione delle istituzioni economiche e finanziarie, a partire dalla Banca Centrale”.

Gli incontri

Un piano che ieri il premier italiano ha discusso e condiviso durante diversi incontri bilaterali. Il primo con il presidente francese Emmanuel Macron, con l’impegno di concordare una linea che è poi quella tante volte espressa dagli europei in sintonia con la road map delle Nazioni Unite. Nel pomeriggio inoltre Draghi ha incontrato all’ambasciata italiana, prima dell’avvio della conferenza internazionale, il presidente del consiglio dei ministri del governo di unità nazionale libico Abdel Hamid Dabaiba. Presenti al faccia faccia anche i ministri degli esteri dei due Paesi.

Il ruolo dell’Europa

Il contesto politico e l’assetto istituzionale libico rimane, tuttavia, ad alta tensione, e l’avvicinarsi del test elettorale amplifica le divisioni. Italia, Francia, Germania, Usa e le nazioni Unite, ritengono che sia comunque possibile far superare alla Libia le tensioni e tornare ad assumere quel ruolo di interlocutore di primo piano internazionale nel Nord Africa. C’è l’impegno personale di Mario Draghi, Angela Merkel, Emmanuel Macron, della vicepresidente Usa, Kamala Harris, di Antonio Guterres e Abdul Hamid Dbeibah nel cercare una soluzione la più possibile condivisa e duratura.

Il rebus libico

Una scommessa non facile da vincere. In queste settimane in Libia sono emerse divisioni nel governo che rischiano di replicarsi alla Conferenza, dove negli auspici formali sono tutti concordi per una riuscita del vertice che ponga fine ai conflitti interni che hanno provocato un grave arretramento economico ed umanitario della Libia. Le maggiori divisioni fanno capo alla tortuosa impostazione del governo libico, che con l’avvicinarsi del voto di fanno più stridenti. Secondo le indiscrezioni il capo dell’Alto consiglio di Stato libico, Khalid Al-Mishri, vicino ai Fratelli musulmani, avrebbe chiesto inaspettatamente alla popolazione di astenersi dal partecipare alle elezioni del 24 dicembre, boicottando in todo le urne. Al tavolo della Conferenza un ruolo significativo è affidato al primo ministro libico ad interim, Abdul Hamid Dbeibah, che cercherà a Parigi di portare a termine un accordo tra le parti libiche, presente anche la ministra degli Esteri, libica Najla Mangoush. Questa ultima al centro di recenti accesi contrasti con il Consiglio presidenziale che tra l’altro ne ha chiesto la sospensione dal ruolo di Ministro degli Esteri addirittura bloccando anche il suo espatrio e quindi la presenza a a Parigi. Il Governo presieduto da Mangoush invece ha garantito le sue funzioni di ministro.

Egitto e Algeria presenti

Il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi ha invece accettato l’invito di Emmanuel Macron, con il quale avrà un incontro. L’Egitto è il principale sostenitore del generale di Khalifa Haftar, che controlla parte della Cirenaica.

A Parigi al-Sisi avrà diversi colloqui ponendosi come uomo chiave per la stabilizzazione dell’area. Sarà presente anche l’Algeria, con il presidente Abdelmajid Tebboune. Assente invece il leader turco.

Diritti umanitari

Durante i lavori particolare attenzione è stata dedicata alle questioni umanitarie. Punto cruciale per l’Italia che ha tra l’altro ribadito l’obbligo per le autorità e per tutti gli attori libici di garantire il rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, incluso di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, nonché l’importanza della collaborazione con le Agenzie ONU.

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