Governo, sindacati e Associazioni di categoria, si apre una settimana cruciale su previdenza, fisco e ammortizzatori sociali. Temi ad alto rischio di rottura ma emerge con forza la ricerca di riannodare i fili del dialogo per nuove intese, che imprimerebbero una accelerazione al Piano nazionale di Ripresa. La parola che in queste ore riecheggia con insistenza è “confronto”.
Draghi, sì agli “aggiustamenti”
Il premier ha parlato per prima degli “aggiustamenti” da realizzare con le parti sociali. Se finora non ci sono comunicazioni ufficiali di incontri, i vertici dei ministeri del lavoro e delle finanze stanno pensando a come favorire le condizioni di una ripresa di dialogo. Il tutto passerà attraverso le Commissioni finanze e lavoro del senato, sarà in queste sedi che le modifiche prenderanno forma. Il premier d’altronde non darà un via libera senza un ulteriore passo avanti con le parti sociali
Pensioni, studio dei sindacati
Sul fronte previdenza il sindacato si affida ai numeri per evidenziare come Quota 102 prevista dal Governo (almeno per il 2022) sia una scelta inefficace. Le misure previdenziali della legge di bilancio nel 2022 coinvolgeranno meno di un terzo della platea del 2020, sottolinea la nota dell’Osservatorio previdenza della Fondazione di Vittorio e della Cgil nazionale, resa pubblica nelle ultime ore. Le stime basate su Quota 102, la proroga dell’Ape sociale con l’ampliamento dei gravosi e l’intervento sui disoccupati, dimostrano che saranno solo 32.151 le persone coinvolte da queste misure nel 2022, il 22,6% delle 141.918 domande accolte nel 2020.
“Dai nostri studi”, calcola Ezio Cigna, responsabile Previdenza pubblica della Cgil, “sarebbero solo 11.674 le domande di Ape sociale per lavoro gravoso che potranno essere accolte con l’ampliamento previsto in legge di bilancio, e solo 2.013 le donne che potranno perfezionare il requisito di Opzione donna al 31.12.2021 dettato dalla proroga”. In sintesi il sindacato rivela: “Nel 2022 avremo 109.767 uscite in meno su queste tre misure analizzate”.
Cgil, sì al confronto immediato
Nel fine settimana la Confederazione ha rilanciato la sua posizione sul tema previdenza, proponendo di aprire “immediatamente” un confronto con il Governo che sia disponibile “a migliorare sin da subito le misure previdenziali contenute nel testo della legge di bilancio”, sollecita il segretario confederale della Cgil Roberto Ghiselli. Stessa linea del segretario nazionale Maurizio Landini, che aggiunge di essere: “il primo ad augurarsi che lo sciopero generale non sia necessario”.
Il nodo risorse
Previdenza e fisco sono intrecciate per i numeri e i costi che devono essere sostenibili anche agli esami di Bruxelles. Per i sindacati vanno aumentate sensibilmente le risorse previste per le pensioni e su questo chiedono “nuovamente all’Esecutivo” di rivedere le cifre.
Per Cgil, Cisl e Uil
è decisiva la scelta su come usare gli 8 miliardi stanziati per tagliare le tasse, “di cui devono beneficiare lavoratori dipendenti e pensionati”. Ma otto miliardi è anche la cifra che il fisco detiene per scelte che dovrebbero avvantaggiare le imprese e le buste paga dei lavoratori, se i fondi saranno destinati al drastico taglio del cuneo fiscale.
Confindustria, necessari 10 miliardi
Gli industriali sono su una linea di resistenza, chiedono investimenti e fondi per la crescita. Ma sollecitano nel contempo di ritornare con i sindacati e Governo ad una trattativa.
Sul cuneo fiscale calcolano: “Servono almeno dieci miliardi perché un intervento abbia effetti sensibili”, osserva il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, “Ce lo insegnano i tanti interventi precedenti di ammontare minore, che non hanno smosso niente”. Alludendo a partiti, Bonomi rilancia per un accordo: “Non capiscono che ora bisogna concentrare le risorse su una visione d’insieme, che anteponga a tutto misure a maggior impatto sul Pil”.
I fondi della previdenza, e ammortizzatori sociali, per gli industriali certo sono necessari ma restano improduttivi. Bonomi e gli imprenditori confidano nel ruolo del premier. “Credo che al Presidente Draghi e al ministro Franco sia ben chiaro cosa fare. Ma i partiti non l’hanno ancora capito. Sembrano non avere il quadro d’insieme”. Eppure pur tra posizioni contrastanti, polemiche e giudizi sferzanti, anche Bonomi tiene aperta la porta al dialogo con i sindacati. Intervenendo all’assemblea di Unindustria Calabria a Catanzaro, ha invitato a lavorare insieme”. “La strada che ci indicano gli italiani è quella di mettersi a un tavolo. Dobbiamo confrontarci, magari anche in maniera aspra, ma lavorare insieme”.