0

Conflitto generazionale. Da che parte stanno i sindacati?

giovedì, 28 Ottobre 2021
1 minuto di lettura

I sindacati italiani hanno nostalgia dei vecchi metodi: scontri a muso duro col governo, scioperi e mobilitazioni di piazza. Così gli iscritti sono contenti. Ma tutto questo agitarsi serve davvero a difendere il lavoro? Il dubbio è legittimo visti i risultati ottenuti in questi anni: diminuisce il numero degli occupati, la competitività non migliora, la fuga di investitori stranieri è in crescita.

La pandemia ha obbligato imprenditori, commercianti, artigiani, professionisti e anche la politica a rivedere il modo di operare: sarebbe stato auspicabile un cambiamento anche nei metodi del sindacato. E invece no. La prova? Il braccio di ferro di Cgil-Cisl-Uil con Draghi che vuole archiviare Quota 100 visto il suo fallimento: l’aumento dell’occupazione fino a tre persone per ogni nuovo pensionato non c’è stata a fronte di costi elevatissimi per la finanza pubblica.

Draghi non intende arretrare -e fa bene- anche perché la Commissione europea, tra le tante condizioni che ha posto per il Next Generation Eu, ci ha chiesto di dare piena attuazione alla riforma Fornero che era stata “sospesa” per tre anni da Quota 100.

I sindacati rappresentano più i pensionati (o gli aspiranti pensionati) o i lavoratori? Sono interessati a tutelare chi un lavoro ce l’ha e una pensione la percepirà o giovani che hanno difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro e che una pensione  la vedranno col cannocchiale? Cgil-Cisl e Uil dovrebbero  imoegnarsi per un cambiamento radicale ed esigere, dal governo e dalle imprese, impegni forti per l’occupazione soprattutto giovanile; invece si comportano come difensori di un mondo che non può più esistere per mancanza di presupposti economici. Forse a loro insaputa, i leader sindacali -che sulla conflittualità costruiscono anche la loro ragion d’essere- stavolta appaiono come promotori e non risolutori di un conflitto generazionale gravissimo tra giovani senza tutele e anziani che si abbarbicano a quelle vantaggiose di cui dispongono. Farebbero bene a riflettere invece di minacciare il ricorso alla piazza. Che non spaventa Draghi.

Giuseppe Mazzei

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

Crollo dei piccoli negozi. Confesercenti: chiuderanno in 52 mila. Servono misure urgenti

Una accelerazione del crollo dei piccoli esercizi commerciali. In confronto…

Trasporti. Sindacati: leggi inadatte per la transizione ecologica

Una transizione ecologica non può fare a meno di una…