Da un lato la transizione ecologica, l’impegno a ridurre l’inquinamento, dall’altro le necessità della produzione e di modelli di sviluppo consolidati. Così in questo scenario la Confederazione nazionale degli artigiani valuta positivamente il rinvio al 2023 della Sugar tax e la Plastic tax. Lo slittamento è stato annunciato in Consiglio dei ministri, “ma riteniamo necessaria la loro eliminazione”, sottolinea senza mezzi termini la Cna, il perché viene illustrato in una nota.
Troppe restrizioni
Per la Confederazione l’applicazione della Sugar tax e della Plastic tax, impongono “misure fortemente restrittive che indeboliscono non solo il settore della trasformazione, ma tutta la filiera”, scrive la Cna, “oltre ad essere in netta contraddizione con il sistema di etichettatura a batteria proposto dal nostro Paese in contrasto al Nutriscore francese”.
Misure da cancellare
A sottolineare che così come realizzare la Sugar tax e Plastic tax, non potranno funzionare è
la neo presidente di Cna Agroalimentare, Francesca Petrini. “Invitiamo quindi il Governo a valutarne la loro abrogazione”, chiede la dirigente, “per sostenere e far riprendere agevolmente i processi commerciali, concentrando l’attenzione sugli incentivi all’innovazione, piuttosto che indebolire la competitività delle imprese italiane rispetto a quelle di altri Paesi non colpiti dalla stessa tassazione”.
Penalizzate le imprese saccarifere
Per la Cna Agroalimentare l’imposta sulle bevande zuccherate finirebbe col punire il comparto saccarifero. “Le imprese agricole già penalizzate dalla liberalizzazione delle quote che ha contribuito alla loro decimazione”, rivela la Cna, “oltreché ad essere in contrasto con il sistema a batteria proposto dal nostro Paese, basato sull’educazione alla corretta alimentazione e non ad allarmare il consumatore”.
No a nuove tasse
“Con la Sugar tax, si introdurrebbe di fatto una tassa”, fa presente la Cna Agroalimentare, “che comporterebbe dal 2023 un incremento della fiscalità del 28% e una penalizzazione dei consumi con ripercussioni negative su ogni anello della filiera. Un’imposta del valore di 10 euro/ettolitro che contribuirà a indebolire un settore già pesantemente colpito dalla pandemia”.