sabato, 23 Novembre, 2024
Attualità

COP 26 a rischio per la sindrome NIMBY

Le buone intenzioni hanno sempre molti padri, ma spesso restano orfane. Mancano pochi giorni a COP 26. Ne parlano ormai da tempo tutti i giornali del mondo, tuttavia è stata la BBC a fare lo scoop entrando in possesso di alcuni documenti riservati che mostrerebbero come alcune nazioni starebbero tentando di sabotare il vertice.

COP 26: Un identikit

Andiamo con ordine. COP, la conferenza cui prenderanno parte i 197 Paesi che hanno firmato la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e la cui ventiseiesima edizione si svolgerá a Glasgow per dodici giorni a partire dal prossimo 1 novembre, viene considerata da molti l’ultima chiamata per evitare il disastro. In altri termini, in questo consesso verrá chiesto a ciascuno Stato membro di prendere impegni vincolanti per mettere un freno al cambiamento climatico.

La sindrome NIMBY

Tuttavia, la fuga di notizie che ha permesso alla BBC di fare lo scoop, rivela che molti Paesi che prenderanno parte all’evento respingono con forza le raccomandazioni fatte delle Nazioni Unite.

Per esempio, l’Arabia Saudita, uno tra i maggiori produttori di petrolio, sostiene che il mondo non ha bisogno di una rapida riduzione dell’uso di combustili fossili, tipo il petrolio appunto.

Restando in area fossile, il carbone ha tra i suoi piú fervidi sostenitori uno dei suoi piú grandi esportatori, l’Australia, che per voce di un alto funzionario respinge la conclusione che la chiusura delle centrali elettriche a carbone sia necessaria. Neanche a dirlo.

L’India aggiunge il carico. Uno scienziato indiano, indicato avere forti legami col governo di quello che è considerato il secondo più grande consumatore al mondo di carbone, avverte che questo resterá probabilmente il pilastro della produzione di energia a causa della necessitá di fornire elettricità a prezzi accessibili per decenni a venire.

Lato gas serra. Brasile e Argentina, due dei maggiori produttori di prodotti a base di carne bovina e colture di mangimi per animali nel mondo, si schierano contro l’invito a virare verso diete a base vegetale perchè ritengono non verosimile la correlazione tra queste ultime e la riduzione delle emissioni.

Ora, la lista sarebbe ancora lunga e ve la risparmiamo, ma se avete voglia vi invitiamo a visitare il sito della BBC. Tuttavia un messaggio arriva forte e chiaro: cambiamento subito but, please, Not In My Back Yard. Quindi, che si fa? Chiedo per un amico.

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