“La transizione energetica passa necessariamente attraverso l’aggiornamento delle competenze professionali esistenti e la creazione di nuovi profili e modelli di lavoro per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile”. Lo ha ribadito il presidente di Confindustria Energia, Giuseppe Ricci, nell’evento ospitato dal Cnel, alla presenza del presidente Tiziano Treu, per presentare lo studio “L’industria energetica, protagonista del cambiamento. Leggere lo scenario per le nuove competenze”, realizzato da Confindustria Energia in collaborazione con il Censis. Le forti trasformazioni in atto per essere efficaci, infatti, dovranno rispondere alle esigenze di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Di qui l’impegno della Federazione delle Associazioni del comparto energia lungo la filiera di produzione e distribuzione di energia tradizionale, rinnovabile e innovativa.
“Oltre all’approfondimento degli aspetti industriali e della trasformazione dei processi produttivi, Confindustria Energia – ha ribadito Ricci – ha individuato nel tema delle competenze un aspetto prioritario per l’implementazione degli importanti cambiamenti che ci attendono e per monitorare le iniziative introdotte dalle aziende sia per valorizzare il patrimonio di know-how e le professionalità già esistenti, che nella ricerca e sviluppo di nuove figure professionali capaci di esaltare in pieno il potenziale della transizione energetica”. La competizione tra le aziende è per le risorse umane. Come si evince dallo Studio del Censis, sono le competenze, infatti, che spostano in avanti la capacità produttiva, che lanciano le sfide aziendali. Non è la gerarchia interna, più o meno ordinata, a fare la differenza. C’è bisogno di soggetti talentuosi, molto motivati ed è cresciuta progressivamente la domanda di personale con competenze digitali avanzate, in grado supportare i percorsi evolutivi e la “transizione digitale” delle aziende di qualsivoglia settore produttivo.
“Le aziende, in sostanza – ha spiegato Ricci – dovranno sempre più fare leva su tutte le tecnologie disponibili, su passione, professionalità, etica e innovazione; dovranno essere in grado di stringere partnership di filiera per valorizzare le complementarietà e le differenze tra i diversi attori dell’energia. Il percorso non sarà né facile né veloce, occorrerà adottare un approccio concreto e pragmatico, che sia in grado di individuare soluzioni che massimizzino l’efficacia e l’efficienza e siano sostenibili nel tempo”. “L’industria dell’energia – ha sottolineato Claudio Spinaci, vicepresidente di Confindustria Energia e coordinatore dello studio” – è la somma di diverse componenti ognuna delle quali sarà necessaria per arrivare al traguardo finale della decarbonizzazione.
Oggi in Italia il 78% dell’energia è prodotta da fonti fossili e nei trasporti il 92% del fabbisogno è soddisfatto dai prodotti petroliferi. Le rinnovabili, per quanto destinate a crescere sempre di più, sono in grado di sostituirsi solo parzialmente alle fonti tradizionali. Lo Studio offre una serie di spunti su un comparto industriale che si deve trasformare per rispondere ai sempre più ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti. In questo contesto, serviranno nuovi assetti industriali e forme organizzative in grado di rispondere a questa sfida in modo dinamico e flessibile. Necessario adeguare le attrezzature, gli impianti di produzione e le competenze delle risorse umane, mantenendo il livello di affidabilità e sicurezza raggiunte nei decenni dai settori di produzione tradizionali”. “La visione inclusiva – ha concluso il presidente Ricci – rappresenta per la Federazione la leva per raggiungere gli importanti obiettivi di decarbonizzazione posti, da ultimo, dal Pacchetto europeo Fit for 55 che si prefigge di ridurre le emissioni climalteranti del 55% al 2030 e che si traduce per l’Italia nell’impegno di ridurre le emissioni di 160 Mt CO2 nel prossimo decennio. Per questo la Federazione dedica particolare attenzione ai meccanismi di riconversione e trasformazione dei processi produttivi esistenti e alla crescita di nuovi modelli di business, che potranno portare valore economico e sociale sui territori nonché contribuire agli obiettivi ambientali in modo sostenibile; al contempo richiederanno riorganizzazione delle competenze professionali esistenti e nuovi profili e metodi di lavoro”. All’evento, moderato dal professor Angelo Pandolfo, sono intervenuti oltre al Presidente del CNEL, Tiziano Treu e al Segretario Generale del CENSIS, Giorgio De Rita, che ha illustrato i risultati dello Studio, il Segretario Generale della UILTEC-UIL, Paolo Pirani e il Direttore di Fondirigenti, Massimo Sabatini. Ha concluso i lavori il segretario generale del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Bianchi.