venerdì, 18 Ottobre, 2024
Europa

Ungheria e Polonia fanno a pezzi lo Stato di diritto. L’Europa ridotta a bancomat di dittatorelli e sovranisti razzisti

E’ uno spettacolo desolante: Polonia e Ungheria sostengono che loro leggi liberticide hanno prevalenza rispetto ai principi e alle norme comunitarie in materia di libertà, diritti della persona e democrazia. 12 Paesi (Austria, Cipro, Danimarca, Grecia, Lituania, Polonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia e Slovacchia) vorrebbero costruire un muro contro gli immigrati con i soldi dell’Unione. Se prevalessero queste impostazioni l’Europa sarebbe ridotta ad una cassa continua per alimentare regimi che si basano sulle paure e la negazione degli ideali sui quali fu edificata la casa comune europea. Occorre un supplemento d’anima per ridare slancio all’Unione.

 

L’assenza di una Costituzione europea si fa sentire. La bocciatura definitiva nel 2007 del progetto di una Carta comune, dopo il no dei referendum in Francia e Olanda, ha segnato una svolta negativa per la storia dell’Unione che si è privata dello strumento principale che ogni convivenza deve avere: una serie di principi e regole di carattere generale vincolanti per tutti.

Sarebbe stato molto facile ottenere il consenso per la Costituzione Europea dai Paesi che erano appena entrati nel 2004 (Cechia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia) e da quelli che si sono aggiunti, nel 2007 Romania e Bulgaria e nel 2013 Croazia.

 

Chi deturpa l’immagine e i valori dell’Europa

Priva di una Costituzione, l’Unione è da più di dieci anni sottoposta a continui tentativi di deturpazione della sua immagine e di violazione dei suoi principi basilari di libertà e democrazia. Ad opera soprattutto dell’ungherese Orban è iniziata una sistematica demolizione delle basi dello stato di diritto fondato sulla separazione dei poteri. A Budapest si è affermato un regime autoritario e illiberale che nulla ha a che vedere con gli ideali su cui è stata costruita l’Europa. Dall’Ungheria questo cancro si è esteso alla Polonia, dove si è rafforzato e rischia di contagiare altri Paesi. In questo osceno sabba che sta mandando al rogo le basi delle democrazie liberali e pluraliste costruite dopo la vittoria su fascismo, nazismo e comunismo, tornano a riecheggiare anche latrati antisemiti, razzisti e riprendono le discriminazioni sulla base del sesso, della religione e dell’etnia.

 

I muri con i soldi europei estrema aberrazione

La stessa idea di costruire dei muri contro gli immigrati è una manifestazione di questo modo stravolto di vedere la realtà. Ogni Paese ha il diritto di proteggere i propri confini come meglio crede ma sempre nel rispetto della dignità della persona umana. Ma l’idea che muri e filo spinati debbano essere pagati dai soldi dell’Unione è l’estrema espressione di questa aberrazione verso cui si sta pericolosamente scivolando.

E’ giunto il momento di tirare bruscamente il freno a questa deriva.

 

Porre fine a questa deriva

L’ Europa è una casa comune in cui si devono rispettare regole di civiltà che chi è entrato ha trovato operanti e non ha alcun diritto di stravolgere; chi non intende farlo deve essere sanzionato pesantemente e, se persiste nel suo comportamento, deve essere espulso da questo “salotto buono” dei Paesi civili.

Ungheria e Polonia in prima fila e, dietro di loro anche altri che pensano di imitarli, devono sapere che i vantaggi di stare insieme in Europa (aiuti e solidarietà economica, libera circolazione di merci) presuppongo il rispetto di ideali e valori. Non stiamo in Europa per prendere o dare soldi e far arricchire oligarchie e caste di autocrati o dittatorelli.

Nè siamo in Europa per rivivere pagine orribili della storia del Vecchio Continente. I Paesi liberi e democratici alzino la voce. Non abbiamo nulla da temere dall’uscita di Ungheria e Polonia dall’Europa, se hanno nostalgie del vecchio regime comunista da cui le abbiamo aiutato a liberarsi sanno dove rivolgersi per coltivarle. Ma lo scempio cui assistiamo non è più tollerabile.

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