Sulla riforma del fisco il premier Draghi chiede di accelerare. Ha le sue ragioni perché in un modo o nell’altro la politica porrà su un tema incendiario che tocca diversi ceti sociali, dagli operai ai cittadini benestanti, ostacoli di ogni sorta. Un solo dato per capire: sulla rimodulazione degli estimi catastali le commissioni Finanze di Camera e Senato hanno tenuto 61 audizioni, il documento è stato approvato a fine luglio; ed oggi quel documento ripreso nella legge delega, appare rimesso in discussione dalla Lega. L’obiettivo, dopo il chiarimento tra Draghi e Salvini è quello di migliorare il testo. Così facendo però i tempi della riforma si allungano con il rischio di non portarla a termine.
Cuneo e catasto
Ridurre la pressione sul lavoro che in Italia è cinque punti più alto della media Ue. È questa la priorità indicata dal ministro dell’Economia Daniele Franco. Se c’è un percorso nella riforma che inizia con il cuneo fiscale, il capolinea sarà quello del catasto che avrà tempi lunghi. Come ha evidenziato il premier Mario Draghi il Governo ha un obiettivo statistico-ricognitivo che dia conto di quelle sperequazioni delle rendite, e non ci saranno aumenti di tasse.
Sarà una ricerca che richiederà oltre cinque anni per vedere i suoi effetti.
Riforma, tempi strettissimi
La discussione è iniziata con un contrasto che andrà ad incidere sui tempi che già sono strettissimi. Il dibattito ripartirà con la riunione alla Camera della commissione Finanze poi l’iter dovrà essere spedito e senza inciampi. C’è un motivo a cui il premier Draghi tiene in modo particolare, “il rispetto degli impegni presi”, i patti infatti non riguardano solo l’Italia ma soprattutto l’Europa e il Piano nazionale di Ripresa – di cui la riforma del fisco è parte integrante – gli accordi erano che la riforma doveva iniziare il suo iter e a fine luglio, mentre siamo ad ottobre con un primo inciampo. Un ulteriore ritardo sarà considerato dal premier come una mancanza di rispetto dei patti sottoscritti con l’Ue.
Rischio di fine legislatura
Ci sono due date che coincidono sovrapponendosi: tra 18 mesi finirà la legislatura e la riforma concluderà il suo iter tra 18 mesi, per diventare realtà legislativa concreta. Quindi un qualsiasi nuovo inciampo su un ruolino di marcia a tappe forzate potrebbe mandare all’aria tutti i progetti. Per gli osservatori politici sarebbe un azzardo dalle conseguenze incalcolabili, ma il rischio c’è. D’altronde il percorso non è certo una passeggiata, viste le avvisaglie e le polemiche innescate sul nascere della legge delega.
Valenza politica e sociale
La riforma del fisco e del catasto si giocano su due terreni diversi uno politico e uno sociale. Quello sociale ha per gli annunci fatti una priorità, ci sono tutti i temi irrinunciabili: riduzione del cuneo fiscale per il lavoro, lotta alla evasione, una maggiore equità e norme semplificate. La rivisitazione dell’IVA e dell’Irpef, l’abolizione dell’Irap che passerà all’Iris. Il tutto sostenuto da una dote finanziaria di 22 miliardi del Pnrr che avrà un attesissimo effetto moltiplicatore sul Pil.
La riformulazione del catasto, invece, viaggia su tempi e necessità diverse. Radicalmente diverse se si considerano i tempi, eppure, le recenti diatribe si sono incentrate sulla riforma del catasto che, seppure sarà decisa oggi, i suoi effetti si vedranno tra oltre cinque anni.