Timori di infrazione che si consolidano. È la sintesi del Centro studi della Confcommercio che segnala come l’impennata dei prezzi energetici creano nuove forti preoccupazioni sugli “impulsi inflazionistici” che saranno in crescita con le “strozzature” planetarie su logistica e materie prime.
I dati
“Eccolo il temuto, netto aumento dell’inflazione, l’ombra che si allunga sulla forte ripresa economica in atto”, commenta Confcommercio, “A settembre, dice l’Istat nella sua stima preliminare l’indice nazionale dei prezzi al consumo è infatti aumentato del 2,6% su base annua un livello mai più raggiunto da ottobre 2012”.
A spingere il rialzo sono i prezzi dei Beni energetici con un aumento del 20,2% sia della componente regolamentata (+34,3%) sia di quella non regolamentata (+13,3%). In rialzo anche i Beni alimentari (da +0,7% di agosto a +1,2%), i Beni durevoli (da +0,5% a +1%)”. La girandola dei prezzi ha innescato la spirale dell’inflazione.
Sale l’inflazione
Il dato di settembre, per Confcommercio “oltre che largamente atteso (la stima era 2,7%) consolida alcuni timori”, scrive la Confederazione, “che avevamo già avanzato nel nostro report di luglio: gli impulsi inflazionistici, inizialmente concentrati nell’energetico, cominciano, infatti, a trasferirsi su altre filiere, come segnala l’incremento registrato dalla componente di fondo che supera l’1%, con una tendenza che non sembra destinata a esaurirsi immediatamente”.
Sensibili aumenti
Per l’Ufficio Studi le “strozzature” delle materie prime e logistica avranno un peso determinante per i prossimi mesi. “Al di là del sensibile aumento atteso per il mese di ottobre, legato al comparto energetico regolamentato, sono presenti”, scrivono gli analisti, “a livello globale tensioni sulle materie prime e strozzature nella logistica che non possono essere completamente risolte nel breve termine”.
Potere di acquisto Lo scenario che intravede la Confcommercio è problematico, nel senso che senza una accelerazione sulla logistica e materie prime i rischi per le famiglie e i consumi salgono. “Questi elementi amplificano serie preoccupazioni sull’intensità e sulla durata dell’inflazione”, conclude la nota del Centro studi, “e dei riverberi che potrà avere sulla ripresa attraverso una riduzione del tasso di crescita dei consumi a causa della eventuale riduzione del potere d’acquisto dei redditi e della ricchezza detenuta in forma liquida”.