“Le avverse forze tremano/al mover del suo ciglio” così Alessandro Manzoni – ed i suoi versi sembrano descrivere lo spirito di ribellione (o ancor più: di resistenza) che guida le donne afghane a Kabul; nella marcia per chiedere il diritto di tornare a scuola, tra studentesse, insegnanti e docenti universitarie che ne hanno denunciato la chiusura: rivolta unicamente al loro genere. Quella che i talebani hanno loro imposto e che per il gruppo di donne manifestante rappresenta una virulenta violazione dei diritti.
IL SINDACO E LA POLIZIA CONTRO LE DONNE
Le donne di Kabul rivendicano l’accesso all’educazione quale diritto sacrosanto da garantire anche all’interno del sistema islamico. Ed hanno continuato nella loro protesta, portando avanti la loro marcia nonostante l’intervento della polizia cercasse di fermarle. Nonostante il sindaco della capitale Hamdullah Nomany abbia ritenuto necessario “impedire alle donne di lavorare per un po’” secondo il volere dei talebani – ai quali richiedono con il coraggio disperato che solo un principio di giustizia può mantenere saldo, di riconsiderare in tempi brevi le drastiche misure, sollevando enormi preoccupazioni sul futuro delle giovani del Paese.
LE AFGHANE “NON LAVORERANNO PER UN PO’”
Intanto il portavoce dei talebani, vice ministro dell’Informazione e Cultura, Zabiullah Mujahid, ha ribadito l’obbligo che le manifestazioni siano autorizzate dal ministero della Giustizia. Mentre il nuovo sindaco ha assicurato che “gli stipendi delle donne saranno loro pagati” ma che “almeno finché la situazione non sarà normalizzata, dovranno restare a casa” – come se le dipendenti pubbliche fossero costrette all’esilio domestico in nome di una qualche sorta di norma di sicurezza a loro vantaggio.
LA FORZA NELLA PROTESTA
“Una società in cui le donne non sono attive è una società morta” riporta uno dei cartelli che manifestano durante la protesta femminile. E l’unico spiraglio forse a mantenerla in vita, è proprio la determinazione di queste donne che continuano a resistere e a lottare perché sia loro riconosciuto ciò che a tutte le altre nel mondo è semplicemente dovuto. Il solo barlume di vita s’illumina nella loro protesta: nel movimento delle loro ciglia, che fanno ancora tremare le forze avverse.