domenica, 22 Dicembre, 2024
Politica

Pensioni. Il governo accelera, da martedì in Parlamento

Le elezioni amministrative di sabato e domenica hanno messo il silenziatore ad una delle riforme più attese e controverse, quella della previdenza. Dossier che finora ha visto ipotesi contrapposte, da qui la scelta dei partiti di superare l’esame elettorale. Da martedì i gruppi parlamentari dovranno tirare fuori dai cassetti le proposte e iniziare il vero dibattito.

Tempi strettissimi

Di rinvio in rinvio, inoltre, la discussione si è fatta sempre più complicata. Il 31 dicembre finirà la sperimentazione di Quota 100 e Anticipo pensione, (l’Ape sociale), nel frattempo le proposte sono state annunciate in ordine sparso. Tutti premono per cancellare l’uscita a 67 anni, ossia le regole della Legge Fornero – che dal primo gennaio senza soluzioni alternative tornerà in auge – con l’obiettivo di portare a 62-63 anni la fine del ciclo del lavoro ed entrare in pensione. Le ipotesi sono variegate e in conflitto. Sul tavolo, inoltre, ci sono bozze che dovranno fare i conti con l’insidia principale: i costi. Terreno scivolosissimo perché c’è l’idea che l’economia galopperà ma, nel contempo, la partita previdenziale ha una gittata lunghissima, una volta decise le regole queste sono vincolanti per anni.

Lega, FI, FdI e Pd

La Lega insiste con la cancellazione della Legge Fornero e propone  il pensionamento anticipato con 41 anni di contributi – compresi quelli figurativi – a prescindere dall’età, la cosiddetta Quota 41. Se non andrà in porto, allora la Lega propone lo slittamento di ancora un anno di Quota 100.
Sempre nell’ambito del centrodestra a firma di Renata Polverini del gruppo di Forza Italia l’idea è 62 anni di età e 35 anni di contributi, con un importo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale e con una riduzione del 2% per ogni anno di anticipo rispetto al limite dei 66 anni. Da parte di Fratelli d’Italia arriva l’indicazione di Walter Rizzetto, ossia con oscillazione di soglia minima e massima: di 62 anni a 70 anni, con 35 anni di contributi e un importo non inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.
Il Pd, invece, punta su l’ampliamento dell’Ape sociale con regole inclusive più flessibili. Ad un percorso di uscita di miglior favore per le donne con Opzione Donna. Una riduzione del limite di vecchiaia per le lavoratrici madri, ed in generale l’ampliamento della platea dei lavori gravosi.
Proposte che per il Pd, sono a firma di Debora Serracchiani, Carla Cantone e dalla presidente della commissione Lavoro, Romina Mura. In più per il Pd c’è necessità di introdurre una forma di pensione di garanzia per i giovani.

Draghi vuole scelte coese

Le ipotesi dovranno fare i conti con due situazioni obbligate: i conti della prossima manovra di Bilancio e l’arco temporale ristretto dei lavori parlamentari. In tre mesi bisognerà decidere ciò che è stato rinviato da un anno. Il dibattito politico dovrà subire una forte accelerazione con partiti chiamati a trovare una quadra. A complicare le cose c’è anche la relazione stretta che c’è tra riforma della previdenza con quelle del lavoro e degli ammortizzatori sociali. Raggiungere sulle pensioni un testo condiviso sarà la priorità del premier Draghi toccherà a lui dare il via libera alle scelte. Decisioni che nello stile di Draghi dovranno essere convincenti e coese, perché tra l’altro sulla previdenza si accenderà il faro dell’Unione europea che esaminerà la sostenibilità dei conti.

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