La crisi istituzionale in Italia è più profonda che altrove
Perché? In primo luogo il nostro Paese si caratterizza per profondi squilibri territoriali: le differenze, che, a tutti i livelli, sussistono tra l’Italia settentrionale, il Mezzogiorno, e le Regioni insulari sono profonde sotto tutti i punti di vista. Le divergenze economiche si riflettono anche a livello sociale. C’è insomma una profonda disomogeneità sociale.
L’unificazione della nostra Nazione risale a meno di due secoli or sono. Poi, il nostro Paese è la sede del Vaticano: è tra gli italiani è diffusa la convinzione di essere cittadini di due stati. Non a caso quando il papato, per esaudire le ambizioni temporali, chiese agli italiani di non esercitare il diritto di voto, quasi tutti questi, per circa mezzo secolo, si adeguarono a tale richiesta. Insomma, quando si è contemporaneamente cittadini dello stato pontificio e di quello italiano, si è, sostanzialmente, apolidi, e, dunque, si è sollevati da qualsiasi dovere civico.
Tale caratterizzazione sociale ed economica ha da tempo dato luogo ad sistema politico del tutto particolare.
La prassi del trasformismo
Già sul finire del secolo XIX si va consolidando, infatti, la prassi politica del trasformismo, che si caratterizza per la formazioni di quelli che, usando un termine, si possono definire governi di coalizione. In altri termini, si inizia ad assistere ad alleanze governative tra formazioni politiche, che si ispirano ad ideologie diverse, per dire opposte. La prassi del trasformismo non conosce soste, sino all’avvento del fascismo.
E, con la nascita dello stato repubblicano, tale prassi continua ad essere utilizzata, fino ai nostri giorni. In questi ultimi decenni, se si eccettua le più o meno brevi parentesi dei così detti governi tecnici, la prassi delle alleanza tra formazioni politiche, che si ispirano ad ideologie diverse, quando non anche opposte, è una costante.
Mancanza di indirizzi politici coerenti dei governi
Il che ha prodotto conseguenze negative, poiché non sempre è stato possibile ai vari governi di esprimere indirizzi politici coerenti. E tutto questo, nel mentre la Comunità europea subordinava l’erogazione di cospicue risorse, a patto che il nostro Paese fosse in grado di esprimere una linea politica coerente e che adottasse riforme molto importanti.
Su questi dati, probabilmente, è indispensabile riflettere, allo scopo di poter assumere le riforme normative più idonee a dare un assetto istituzionale più consono ad un paese moderno ed in grado di esprimere le riforme funzionali allo sviluppo della nostra società e della nostra economia.