Nei tre precedenti articoli abbiamo visto che forse la Ministra Cartabia potrebbe vincere la scommessa di ridurre i tempi attuali del processo civile del 40%. Ma quali sono le armi segrete della Riforma per arrivare al successo? Esaminiamo in dettaglio una serie di attivitàindispensabili per ottenere lo snellicmento definitivo del processo civile.
Le elenchiamo:
1) Massiccia digitalizzazione e informatizzazione del processo: notifiche a mezzo pec o ‘altri mezzi tecnologici’ da individuare nei decreti attuativi della delega, e udienze da remoto quando le parti lo richiedono. Forse si arriverà a riconoscere le semplici mail e i pdf come avviene da decenni in USA?
2) Più giudici monocratici e giudici di pace: certo molti avvocati saranno terrorizzati di sapere che non più un collegio di 3 giudici deciderà la loro causa ma un solo giudice. Ma i tempi richiedono più giudici su più cause al tempo stesso e con il collegio a 3 non si va lontano ( e poi alla fine faceva tutto uno solo e gli altri davano qualche consiglio).
3) Libertà di forma degli atti processuali: se un atto raggiunge lo scopo previsto non potrà più essere dichiarato nullo per vizi di forma, e gli atti potranno essere scritti nel modo che si vuole purché ‘chiari e specifici’. I cavilli formalidovrebbero uscire dal processo.
4) Maggior valore ai precedenti giudiziali e limitazione agli appelli inutili: Il processo di appello (un vero peso in termini lentezza oggi) dovrebbe essere una misura a cui si ricorre per veri e seri motivi e non sperando solo che un giudice diverso ribalti la sconfitta in primo grado, rifacendo il processo interamente. Gli appelli potranno essere dichiarati ‘manifestamente infondati’ utilizzando sentenze precedenti come guida (precedente giudiziale persuasivo seppur non vincolante).
5) Utilizzo più ampio del giudizio abbreviato: quando i fatti non siano contestati e/o ci siano prove chiare e non contestabili.
6) Attuazione dell’Ufficio del Processo: potrebbe essere la vera chiave di volta del sistema, dotando i Tribunali, le Corti d’Appello e la Cassazione di personale preparato che svolga quei compiti preparatori necessari ai giudici per svolgere bene e tempestivamente il loro compito, e togliendo loro l’opportunità di addossare all’inefficienza del sistema o alla mancanza di risorse la colpa della lentezza dei nostri processi. Tra i compiti di supporto ai magistrati infatti troviamo: le attività preparatorie per l’esercizio della funzione giurisdizionale quali lo studio dei fascicoli, l’approfondimento giurisprudenziale e dottrinale, la selezione dei presupposti di mediabilità della lite, la predisposizione di bozze di provvedimenti, il supporto nella verbalizzazione, la cooperazione per l’attuazione dei progetti organizzativi finalizzati a incrementare la capacità produttiva dell’ufficio, ad abbattere l’arretrato e a prevenirne la formazione; compiti di supporto per l’ottimale utilizzo degli strumenti informatici; compiti di coordinamento tra l’attività del magistrato e l’attività del cancelliere; compiti di catalogazione, archiviazione e messa a disposizione di precedenti giurisprudenziali; compiti di analisi e preparazione dei dati sui flussi di lavoro.
Non rimane alla Ministra che prevedere, come nei Paesi di Common Law, che i neolaureati possano svolgere tirocini professionali negli Uffici del Processo, chiudendo così il gap tra studi teorici e pratica professionale qualificante. (4-fine.I precedenti sono stati pubblicati il 28,il 29 e il 30 Settembre)
*Gian Luca Rabitti, avvocato LLM ad Harvard, esperto di tecniche di negoziazione