Alla vigilia della giornata mondiale dell’Alzheimer, che si celebra il 21 settembre di ogni anno per creare una coscienza pubblica sui problemi causati dalla malattia, all’IRCCS Istituto Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia, continuano gli studi sui marcatori biologici della malattia. Di recente presso l’istituto di ricerca e’ stato identificato un nuovo biomarcatore plasmatico comune alla malattia di Alzheimer, demenza frontotemporale e demenza a Corpi di Lewy, che lascia presupporre una possibile nuova via patogenetica comune.
Gia’ in precedenza si era ipotizzato che gli esosomi (vescicole extracellulari, EVs) potrebbero essere strumenti fondamentali per la trasmissione di biomolecole tra cellula e cellula durante l’invecchiamento, cioe’ quando si verifica una progressiva perdita di neuroni. Inoltre, la presenza di alcuni marcatori di EVs in placche amiloidi nei cervelli di pazienti AD supporta l’ipotesi che le EVs possano contribuire all’insorgenza e alla progressione della malattia. Di conseguenza le EVs ed il loro carico sarebbero potenziali biomarcatori per le demenze.
“Per stimare le prestazioni diagnostiche di questi due parametri (concentrazione e dimensione delle vescicole extracellulari) nel discriminare i pazienti dai controlli, e’ stata creata una nuova variabile ovvero il rapporto concentrazione/dimensione, confermando una elevata sensibilita’ e specificita’ del saggio”, specifica Roberta Ghidoni, responsabile del Laboratorio Marcatori Molecolari e Direttrice Scientifica dell’IRCCS Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia.
Questi dati sono importanti in quanto mettono in luce l’esistenza di un meccanismo molecolare comune alle tre forme di demenza. “Il livello delle vescicole extracellulari nel sangue e’ regolato da una serie di fattori che agiscono a livello intracellulare – sottolinea -. Stiamo pertanto studiando quali fattori possano spiegare le alterazioni osservate al fine di identificare vie comuni alterate nelle demenze e piu’ in generale nelle malattie caratterizzate da accumulo di proteine a livello cerebrale. I risultati sono promettenti e sono frutto del lavoro svolto nell’ambito del progetto europeo EU Joint Programme-Neurodegenerative Disease Research JPND LODE da me coordinato”.