Per i nemici del Green Pass oggi è un giorno funesto, un altro passo verso la tirannide. Per chi crede nella scienza è un altro passo verso la libertà dalla pandemia e la possibilità di avvicinarci sempre di più alla vita “normale” pre-Covid.
La libertà di pensiero è bellissima e va difesa a qualsiasi costo. Ma ci deve essere un pensiero da difendere non un’invettiva gratuita, offensiva e infamante.
Si può non condividere la decisione del Governo di estendere l’obbligo del Green Pass, si può criticarne dettagli operativi, ma non si può sostenere che dietro queste decisioni ci sia un disegno sostanzialmente “eversivo” che mira a sostituire la nostra democrazia pluralistica con un regime dittatoriale.
Chi dice queste cose non manifesta liberamente un pensiero, ma lancia accuse infamanti, infondate di cui deve rispondere davanti alla sua coscienza e al tribunale della storia, che sa cosa buttare nel cestino. Ancor peggio è quando accuse del genere vengono da persone che citano giganti del pensiero liberale come Friedrick von Hayek, a suffragio delle loro invettive.
Siamo seri. Hayek, Popper e altri padri del liberalismo moderno si sono occupati delle minacce vere alle libertà: quelle dei totalitarismi, dei regimi violenti che reprimono ogni dissenso; non risulta che abbiamo mai fatto una battaglia contro le vaccinazioni obbligatorie che ci sono sempre state a tutela della salute pubblica.
Sostenere che il valore della salute collettiva sia un modo per uccidere la libertà individuale è fuori da ogni serio uso della ragione.
Diciamola tutta: c’è un certo snobismo nel parlar male di ciò che fa lo Stato anche quando lo fa bene e nell’interesse di tutti. Questo snobismo è lecito in una società pluralistica. Ma non è lecito giustificarlo andando a disturbare la memoria di grandi pensatori.