venerdì, 22 Novembre, 2024
Politica

Verso una democrazia moderna

Con il governo Draghi si sta realizzando, finalmente, l’inizio di “un processo culturale e politico che porterà alla Democrazia moderna”. Un sistema di governo cioè, dove tutti, e nel nostro caso quasi tutti (se non fosse per Fratelli d’Italia che non è voluta entrare a far parte di questo governo) possono e debbono partecipare alle decisioni avendo diritto di rappresentanza, anche ministeriale, in base ai consensi ricevuti. Lo avevo già scritto in un mio precedente articolo: non si realizzerà mai una vera Democrazia, quale governo universale del popolo, se non quando tutti i cittadini, con i propri rappresentanti, potranno partecipare alle decisioni comuni.

Tutto questo chiacchiericcio di oggi, intorno alle parole di Salvini e talvolta di Renzi, i quali sollevano alcuni problemi su alcune decisioni che il governo Draghi deve prendere (immigrazione, grenn pass, reddito di cittadinanza, ecc..) è solo ingenuità proveniente da quei partiti che non hanno ancora compreso che si può ben stare al governo ed esporre tranquillamente le proprie opinioni, anche se difformi da quelle degli altri.

Il “pensiero unico governativo” è quanto di peggio ci si possa aspettare della “Democrazia moderna”, non più basata su maggioranze e opposizioni ma sul confronto continuo tra esse e proprio sulla gestione del bene comune.

Il Governo del futuro deve essere rappresentativo di tutti i cittadini e non solo di una maggioranza, che spesso risulta anche molto liquida e pretestuosa. Il “nuovo pensiero di governo” è ormai pronto ad entrare nelle Istituzioni: spetterà a tutti prendersi le proprie responsabilità e tutti avranno il diritto ed il dovere di partecipare.

Che non si possa stare al governo e esprimere comunque il parere dei propri elettori è un ragionamento tipico delle vecchie fazioni politiche e di chi vuole decidere “da solo” o al massimo “con il suo alleato di turno” del futuro di tutti.

Gli attuali politici dei partiti di governo devono capire, “tutti”, che non sono i depositari della verità (che è sempre variegata e complessa); devono capire che si governa insieme, e tutti si possono esprimere senza essere demonizzati.

Se la Meloni fosse al governo con qualche suo ministro saremmo veramente al culmine della sperimentazione  della “Democrazia moderna” ed il dibattito sulle cose da fare sarebbe un dibattito libero e costruttivo; seguitare a fare del governo il luogo delle decisioni, da prendere da parte di maggioranze finte e simboliche, spesso raffazzonate in maniera incomprensibile e ideologizzate dal  pensiero della seconda metà del novecento, dimostra che i Segretari dei Partiti di oggi non si sono completamente evoluti e non hanno individuato il cambiamento in atto tra “vecchia democrazia” e “nuova democrazia”.

Mi auguro che la nuova campagna elettorale del 2023 possa basarsi sul desiderio di conquistare i consensi, non per governare su tutti ma per governare con tutti, e per quella parte che spetta a ciascuno per il fare comune. Non più una lotta (spesso disonesta) contro gli avversari politici ma un confronto sulle “idee da portare al governo”. Una “campagna elettorale delle idee” e “non contro le idee degli altri”.

Un nuova campagna elettorale distesa e concentrata sui valori.

Mi auguro, infine, che “Verde è Popolare”, l’ultimo movimento culturale e politico che vedrà il suo varo da parte di Gianfranco Rotondi, il 25 settembre ad Assisi, potrà discutere su questa idea di nuova Democrazia e farne uno dei suoi dibattiti fondamentali.

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