Personaggio non facile alla commozione, Kurt si è commosso davanti alle note tristi di Bruce Springsteen suonate nel parco newyorkese dedicato all’11 settembre 2001. Così è volato indietro nel tempo e ha voluto esser testimone di quei momenti terribili, che la recente presa del potere da parte dei Talebani in Afghanistan ha reso ancora più amari, non solo per l’America, ma per tutto il mondo occidentale.
I commentatori più accorti – non solo quelli che lavorano per i servizi segreti – hanno capito perfettamente che la tregua di questi ultimi anni (se di tregua si può parlare)i è destinata a finire, visto che abbiamo oggi, ai vertici del governo Afgano il fior fiore dei terroristi.
Qualche anima bella ha già iniziato a raccontarci che con i Talebani di Kabul è possibile trovare soluzioni diplomatiche ai conflitti fra i due mondi – quello cristiano e quello fondamentalista islamico – e non vorrei essere facile profeta nel richiamare la loro attenzione sull’elementare principio antropologico secondo cui gli uomini – al pari delle istituzioni che ne sono espressione – usano tenere sempre gli stessi comportamenti.
Dobbiamo dunque aspettarci il peggio e nessuno più di chi scrive si augura di aver torto nel fare una simile affermazione, ma le immagini che giungono , anche oggi, dalla capitale afghana debbono indurci a riflettere soprattutto su quello che non vogliamo vedere: capi terroristi chiamati a guidare un paese che considera gli occidentali esattamente come Saladino considerava i crociati: cani infedeli cui non stringere neanche la mano per evitare contaminazioni peggiori di quelle della pandemia in atto.
Con una differenza però: Saladino era un condottiero che conosceva il valore della pietà, come più volte è richiamata nel Corano, mentre i nuovi padroni di Kabul hanno cancellato la pietà da quel loro Libro Sacro, lasciandone in piedi solamente gli aspetti ben evidenziati, a suo tempo, da Benedetto XVI nel Discorso di Ratisbona (12 settembre 2006) e prima ancora – sul fronte più strettamente laico, ma di identiche radici – da Oriana Fallaci, in quello che tutti considerano il Suo testamento spirituale: “La rabbia e l’orgoglio”(Milano, 2001).
Così, lasciando il Marziano a rivivere la tragedia delle Torri gemelle, voglio – a mia volta – lasciarmi andare a qualche suggerimento indirizzato ai sapienti che hanno perlomeno contribuito a determinare la situazione di pericolo nella quale siamo tutti di nuovo piombati.
Ecco dunque i miei consigli non richiesti e che – penso – susciteranno polemiche ed irrisione.
Innanzitutto, ogni trattativa con i vertici del Governo afgano avvenga, mostrando la massima coesione dell’Occidente nell’imporre loro di abbandonare la tentazione del ricorso ad altri attentati, come spettacolarizzazione del loro disagio verso la cultura occidentale e della loro volontà di abbatterla ove non riescano a piegarla.
Parlo di imposizione, non di negoziato: il primo “lupo solitario” che provi ad abbattere anche un solo occidentale dovrà essere considerato quale atto ostile comunque riferibile a quel Governo e dunque come condizione necessaria e sufficiente per interrompere ogni ipotesi di dialogo e sospendere qualunque aiuto alla riedificazione di quel Paese.
Il secondo elemento, sul quale imperniare eventuali ipotesi di sostegno finanziario all’Afghanistan, sia quello della non discriminazione, fra i suoi abitanti, nella distribuzione degli aiuti: sarebbe infatti alquanto bizzarro che, con risorse dell’Occidente, i Talebani possano consolidare il loro potere nei confronti delle minoranze; si pensi a cosa potrebbe avvenire fra le gole del Panshir!
Ho esposto questi ragiomamenti anche a Kurt e Lui – che non può comprendere lo scontro di civiltà come concetto all’origine di questo dramma – non si è fatto sfuggire l’occasione per criticarle, dicendomi pure che un simile approccio farebbe saltare sulla sedia qualunque diplomatico, anche uno alle prime armi!
Ne è nata una discussione che Vi risparmio, ma nella quale ho voluta avere l’ultima parola per affermare che se i metodi ordinari della diplomazia hanno dato questi risultati è bene cambiare almeno i metodi, se non addirittura i diplomatici.
Ragionare con chi non è ragionevole, d’altronde, si è sempre dimostrata un’illusione e le illusioni – fatte della stessa materia di cui sono fatti i sogni – al pari di questi ultimi, muoiono spesso all’alba.
P.S. avevo appena finito di scrivere quanto sopra che la TV ha diffuso la notizia dell’attentato di Rimini, escludendo apoditticamente la pista del terrorismo. Speriamo bene!