lunedì, 23 Dicembre, 2024
Politica

I piani del Governo e le mosse dei partiti

Con il mese di settembre si infittisce l’agenda di Governo. Così come si amplieranno le divergenze dei partiti sulle scelte da fare. I nodi irrisolti che a giugno sono stati rinviati a settembre sono le riforme del lavoro, ammortizzatori sociali, e pensioni. C’è poi il dossier fisco che terrà banco, sono infatti in partenza – anche se scaglionate – 60 milioni di cartelle di pagamento (dopo 20 mesi di rinvii). Bollette che andranno a condizionare le scelte di molte famiglie. Tanto che già si parla di un nuovo possibile “alleggerimento” dei carichi su imprese e famiglie. O almeno questa l’ipotesi.

Il centrodestra con i due leader Giorgia Meloni e Matteo Salvini, sollecita un nuovo allungo dei tempi, Forza Italia chiede un approfondimento, mentre uno stop è caldeggiato dai Cinquestelle che puntano ad una rottamazione e alla sospensione delle notifiche. Isolata la posizione del Partito democratico che sul fisco fa presente che la riforma va fatta ma il dovuto all’Agenzia delle entrate va dato.

Il nodo dei costi

Ogni riforma porterà con sé un carico di nuove spese, mentre i bilanci pubblici sono già in sofferenza. Le attenzioni saranno puntate sulle scadenze obbligate come per l’applicazione del Documento economico e finanziario previsto per i prossimi giorni e il successivo varo della legge di bilancio. Documenti contabili che diranno fino a che punto le riforme potranno essere fatte e con quali coperture finanziarie. Ci sono temi che hanno una valenza sociale e politica come la riforma del Reddito di cittadinanza e le misure anti delocalizzazione. Due argomenti su quali le contrapposizioni nei partiti di maggioranza e tra sindacati e Confindustria non mancano. Acque agitate anche sulle scelte previdenziali. La riforma è al bivio. Fine di
Quota 100 e aperture a nuove ipotesi che prevedano una uscita dal lavoro a 63 anni con 40 anni di contributi, oppure una uscita con nuove forme di flessibilità pensionistiche. Per ora circolano bozze ma senza cifre precise, mentre per gli ammortizzatori sociali le somme ci sono ma sono ritenute elevate. Dare le tutele universali a tutti dalle micro alle grandi imprese, mettendo dentro anche i lavoratori autonomi, a carico dello Stato significa un costo di 8 miliardi l’anno.

Cifra che secondo altri calcoli potrebbe essere alleggerita con una riforma ritenuta buona anche con 5 miliardi. Ci sono infatti altre spese come quelle per la sanità e le cosiddette “spese indifferibili” che non possono essere compresse.

Partiti in conflitto

Il fronte politico si riscalda con le schermaglie su tutto, dal Green Pass al Reddito di cittadinanza, alla vaccinazione obbligatoria, fino alle restrizioni del Bonus 110%, che secondo alcuni è una agevolazione che favorirà le famiglie benestanti.

Da sfondo alle polemiche la tornata elettorale per le elezioni amministrative del 3-4 ottobre, e gli scenari che si apriranno con il semestre bianco, e l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

Obiettivo è crescere

Restando ai temi economici l’obiettivo di palazzo Chigi stando alle indicazioni del premier è puntare sulla crescita che si annuncia sostenuta. Lo dicono gli analisti, gli economisti, gli indicatori di consumi e investimenti delle imprese. Non ultimo la richiesta di manodopera delle aziende e piccole imprese. Un mix che farà bene al Paese e alle casse dello Stato, che il Governo vuole sfruttare grazie al ritmo sostenuto con cui è ripartita l’economia. L’ipotesi che per fine anno un rialzo del Pil sarà del 5,7-5,8% ma non si esclude di arrivare a +6%.

Il nuovo fisco

Settembre sarà il mese in cui prenderà forma il nuovo fisco. Non è poco dal momento che sulla riforma si concentreranno ipotesi e aspettative di segno molto diverso. Lo Stato ha bisogno di incassare nel contempo le imprese vogliono meno fisco e meno burocrazia. Come i sindacati sollecitano la riduzione delle tasse sul lavoro. Quindi più che tasse il nuovo fisco dovrebbe prevedere tagli, dalla cancellazione dell’Irap al cuneo fiscale-contributivo. Sgravi per imprese e per i lavoratori.

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