Mi scuso in anticipo con il lettore se, facendo un’eccezione, questa volta esordisco con un’autocitazione, cosa mai di buon gusto. Capita spesso di interagire con alcuni di voi, tramite messaggi diretti dopo la pubblicazione di questi brevi spunti di riflessione.
Mi colpisce sempre la nota di disillusione nei confronti della “politica”, un nervo scopertissimo. La gente si sente tradita e non ci crede piú. Lo sapevamo, lo abbiamo toccato con mano. A me non smette di fare effetto quando questo sentimento dissonante prende forma di voci, parole, storie, persone. Un segno dei tempi certo, ma penso sia finito il tempo di minimizzare.
Prendi per esempio Wadia Ait Hamza, a capo della comunitá Global Shapers del World Economic Forum, una rete di giovani sparsi in giro per il mondo. Hanno tra i 20 e i 30 anni e poche settimane fa hanno presentato un vero e proprio piano di recupero che ha l’obiettivo di tracciare una via d’uscita dal pantano che quelli bravi chiamano disuguglianze sistemiche, ovvero chi ha accesso e chi no.
Nella presentazione del lavoro, che ha coinciso con le celebrazioni della Giornata Internazionale della Gioventù e che raccoglie dati da quasi tre milioni di giovani sparsi su 180 paesi, ha detto poche cose e di buon senso. Per esempio: “Abbiamo bisogno di una società, un’economia e una comunità internazionale progettate per prendersi cura di tutte le persone, in particolare dei giovani, che sono la parte più importante e più colpita del nostro futuro globale. Sono anche le persone che hanno le idee e l’energia più innovative per plasmare un mondo migliore”.
Scorrendo il rapporto, emergono aspetti di tutto rilievo. Per esempio, le giovani generazioni credono che “le fratture che si sono manifestate nella società siano sintomi di un problema politico di fondo”. Per questo motivo, la lotta alla corruzione e una leadership politica che non si guardi l’ombellico rappresentano due prioritá imprescindibili su cui lavorare.
Infatti il documento non si ferma alla sola denuncia e definisce nel dettagliio 10 pilastri su cui costruire il mondo che verrá con tanto di azioni concrete: consumo consapevole, accesso digitale, alfabetizzazione digitale, lavoro inclusivo, salute mentale, sviluppo sostenibile, salute e sicurezza pubblica, il futuro della politica, giá citato. Ne vale la pena leggerlo. Si chiama: Davos Lab: Youth Recovery Plan.
Ora, può darsi che mi sbagli e se è così me ne scuso, ma non ho visto in merito alcun cenno di dibattito sulla stampa nostrana, cosa che invece ho visto scorrendo diverse rassegne in giro per il mondo.
Lo dico perchè qualcosa si muove, ma se il dibattito interno si ferma ai sempre e soliti noti temi, mi risulta difficile immaginare un dopo che provi quantomeno a essere diverso. È arrivato forse il momento di aprire le finestre e fare entrare aria fresca?