“La destra l’altra volta ha vinto. Se non prendiamo i voti della destra, perdiamo. Prendere i voti degli altri non significa snaturarsi”.
Così Matteo Renzi ha sintetizzato il suo pensiero e anche la sua strategia. Non ha parlato di voti moderati ma di voti di destra. È un discorso rivolto alla sinistra o al centro che non c’è? Renzi è un campione nel movimentismo tattico. Ha lasciato il Pd non certo per ricostruire una nuova sinistra quanto per mettere insieme delusi del Pd, di Forza Italia e disorientati in cerca di una nuova casa.
Per ora è rimasto fermo ad un 2%.Troppo poco per essere l’ago della bilancia tra destra e sinistra. Da qui alle elezioni politiche Renzi dovrà meglio precisare lo spazio che intende occupare. Togliere voti alla destra per impedire una sua vittoria è difficile farlo scendendo sul terreno della destra. Più semplice farlo da posizioni di centro offrendo, all’opinione pubblica tentata dalle semplificazioni della destra, visioni e proposte moderate, senza schemi ideologici, senza eccessive semplificazioni ma ispirandosi al buon senso e alla razionalità.
Renzi provò da segretario del Pd a spostare la sinistra verso il centro. Tentativo solo In parte riuscito. Ora si dà il compito di spostare parte della destra su posizioni di centro. Mission Impossible? Non proprio. Ciò che conta è che Renzi non si perda nelle tattiche dimenticando la strategia. Se non vuol far vincere la destra deve evitare di darle spazio e di farle da sponda.
Giuseppe Mazzei
Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore