Uno dei pregi di Mario Draghi è la concisione delle sue risposte ai giornalisti. Quanto più le domande sono insidiose tanto più brevi sono le frasi che pronuncia per chiudere subito le questioni. Il contrario dell’arrampicata sugli specchi di molti leader politici.
Con questo stile asciutto Draghi assicura: il Governo gode di ottima salute, va avanti incurante delle dispute -elettorali e non – dei partiti e all’interno delle singole forze politiche.
Fin quando c’è la maggioranza in Parlamento il Governo non batte ciglio e attua il suo programma pieno di riforme da qui a fine anno.
Se c’è qualche problema tra Salvini e Lamorgese, che si parlino se sono disponibili a farlo.
Sulla sua ipotizzata corsa al Quirinale, Draghi ha definito offensivo non solo verso Mattarella ma anche verso di lui parlare di questo tema, come se si trattasse di una sorta di piano B per il suo futuro istituzionale.
“Non mi preoccupo per me stesso, di sicuro” è la smentita ai vari retroscena di alcuni giornali che avevano parlato di un Draghi alla ricerca di consensi per salire sul colle più alto.
Draghi si smarca dalla corsa al Quirinale e non potrebbe fare diversamente. Ciò non esclude che, quando sarà il momento, possano essere le forze politiche a chiedergli di accettare i loro voti.
Per ora, dunque, l’unico che esplicitamente ha fatto intendere di aspirare alla Presidenza è Berlusconi, supportato dalle numerose lusinghe dei suoi e soprattutto di Salvini. Ma in tanti aspirano a quel ruolo. E che male c’è? Però i navigati della politica sanno che nelle elezioni al quirinale “chi entra Papa esce cardinale” e quindi si acquattano in attesa che siano altri a pregarli.
Come dargli torto?