Certo è che di politica si può anche morire. Se si volesse seguire tutto e tutti nei diversi media che affollano le nostre case non riusciremmo a sopravvivere. Per fortuna che i lettori e i teleascoltatori hanno un’idea e cercano, nei diversi discorsi che ascoltano, di confermare quello che pensano. Nessuno, o quasi, cambia idea per un talk show.
Neppure i cronisti e i giornalisti però si allontaniamo da questi schemi. Non sentirete di sicuro cambiare idea a Vittorio Feltri come non avrete il piacere di sentire Travaglio che parli diversamente da come parlava ai tempi di Berlusconi e neppure Maurizio Belpietro ci sembra che si sia spostato più di tanto dal sul pensiero. Per gli altri fate voi.
Dove vogliamo arrivare con questo discorso? Vogliamo arrivare a dirvi che gli spostamenti di voti dei sondaggi contano e non contano. I cittadini si fanno le loro opinioni sui fatti, e, su questi prendono le loro decisioni.
Un secchio di nomi messo nel diluvio della politica non porta altra acqua ma solo polvere e vento. Voi lettori vorreste sapere i retroscena per sapere perché succede quello che succede e vorreste sapere anche quello che succederà e perché succederà.
Ora ci proviamo a dirvi qualche cosa da gola profonda.
Parliamo di Renzi ad esempio. Ha fatto Italia Viva perché voleva togliersi i sassoloni che aveva nelle scarpe, che gli avevano messo i vecchi per lui parrucconi del partito. Aveva iniziato il suo percorso per rottamare ma quando ha capito che nel Pd non era possibile rinnovare nulla ha giocato la carta del referendum, che i suoi stessi uomini di partito come noto, gli hanno contestato. Si è ritirato ed ha aspettato il momento giusto per rifarsi. Cosa diventerà ora il Pd senza tutti i deputati ed i senatori che si è portato via? Nulla di più che un partitino da 10 per cento. E non di certo destinato ad aumentare considerate le brutte figure che è destinato a fare in questo governo. E questo governo, signori miei, è in mano a Renzi, non in mano a Luigi Di Maio, a Giuseppe Conte o tanto meno che in mano a Zingaretti. E questo, diciamo la verità, un pochino ci rattrista. Quella sua terapia del successo che vuole applicare per forza, Zingaretti, è insufficiente a farlo crescere ed anche a farlo restare. Perché, e questo è il futuro, Nicola Zingaretti non arriva politicamente neppure a fine anno. La prospettiva per la sinistra italiana è piatta e, purtroppo, destinata a scomparire insieme al Pd che, certamente, si dissolverà per far nascere un altro nuovo soggetto politico prima delle elezioni che si terranno in primavera. Un’altra cosa certa è che il Pd, insieme al Movimento 5S si stanno organizzando alle 400 nomine da fare ma, non è certo che troveranno uomini o donne disponibili. Forse faranno come per il governo, ad eccezione di qualcuno, il resto è fantasia.
Matteo Salvini è ancora vincente perché le sue idee sono le idee della strada. E della strada tutti devo avere rispetto. Talvolta anche paura. Non può perdere consensi più di tanto Salvini, anzi, se il governo sarà come si è presentato fino ad oggi riderà sulla sponda del fiume e aspetterà che i suoi nemici sfilino uno ad uno rendendogli gli onori della vittoria. La Lega è il partito storico che ha saputo intercettare più di tutti gli altri i bisogni dei cittadini e li ha declinati in slogan politici efficaci. E il voto è basato su quello che si sente in giro. Salvini non deve più neppure fare i conti con Silvio Berlusconi, un po’ perché Silvio è stanco e deluso un po’ perché ha finalmente capito che non è riuscito a crearsi una classe dirigente che potesse proseguire la sua linea anticomunista e antigrillina. Il suo elettorato storico non va più neppure a votare. Presto, Silvio, troverà il fraseggio giusto per dire che deve necessariamente dedicarsi all’Europa e che l’Italia è legata l’Europa…. quindi se l’Europa va bene anche l’Italia va bene. Sarà così che si salverà Berlusconi. Non illudetevi troppo però, nel centro destra Salvini non sa bene come finirà questa sua storia politica di successo. Si è messo a testa bassa a postare e fare comizi, e si fa guidare dall’intuito e dall’istinto. Che non sempre bastano.
E poi c’è la Giorgia Meloni, che lentamente, molto lentamente è destinata a crescere. E’ brava Giorgia Meloni. Ha una storia politica da far invidia a chiunque: mai uno scandalo personale e mai una battaglia televisiva persa. Ci provano spesso a metterla in difficoltà ma non ci riescono, perché è un po’ come Giorgio Almirante, che potevi contestargli tutto ma alla fine l’ultima parola era sempre la sua, e quando l’interlocutore si sentiva perso la buttava sul fascismo. Erano tutti perdenti, nel confronto con Almirante. Giorgia Meloni dice di non amare gli inciuci ma non lo dice per costruire consenso intorno a sé, lo dice perché proprio non sarebbe capace di fare una cosa solo per convenienza politica. Sarà Giorgia Meloni il vero competitor di Salvini.
Luigi Di Maio c’è ancora, ce lo stavamo per dimenticare. Lui sta facendo di tutto per farsi dimenticare, e non è quella smorfia di sorriso che ogni tanto tira fuori per fare il piacione politico a farlo rinascere. Il vero uomo del Movimento è Alessandro Di Battista. Ma non sarà un competitor per il governo, un po’ perché sa che non è possibile più vincere con il Movimento che erediterà, un po’ perché gli piace molto stare all’opposizione, col sorriso. È quello il luogo geografico di Alessandro Di Battista. E’ lì che sente realizzato perché a lui di fare il Ministro non gli interessa proprio.
Vorremmo parlare anche di qualcun altro ma è inutile, tutto il resto, è inutile.