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Strage dell’Isis afgano all’aeroporto. Kabul: inizia la macabra gara dei terrorismi

venerdì, 27 Agosto 2021
1 minuto di lettura

La succursale afgana dell’Isis lancia la sfida ai Talebani e ai loro legami con Al Qaeda.
Aumentano i rischi per la fase finale dell’evacuazione. Il nuovo regime  non è in grado di garantire la sicurezza delle operazioni. Mentre cerca di accreditarsi come interlocutore credibile impone forti restrizioni alle libertà personali. Vietata anche la musica in pubblico.

La riunione del G20 straordinario sulla crisi afgana è sempre più urgente. E’ ormai evidente che il problema non sono solo i rapporti tra i Talebani e gli Stati Uniti, legati, peraltro, da un accordo firmato nel febbraio 2020- che qualcuno ha definito  una resa incondizionata di Washington. Anche  Cina, Russia e Turchia, Paesi con cui il nuovo regime, sulla carta, ha rapporti migliori cominciano ad aver chiaro lo scenario dell’Afghanistan dei prossimi mesi e anni.

 

LA CASA DEI TERRORISMI
Un Paese in cui  il terrorismo sarà di casa, con  una competizione tra diverse componenti dell’internazionale del terrore. Ci sarà una sorta di gara tra la fazione afgana dell’Isis e Al Qaeda che , anche dopo l’uccisione di bin Laden e di al Zawairi, continua ad operare e a riorganizzarsi sotto gli occhi compiacenti proprio dei Talebani.

Se l’Afghanistan diventerà, come probabile, uno Stato in cui i terrorismi saranno di casa nessun Paese al mondo potrà dirsi tranquillo. E’ del tutto evidente che i Talebani sfrutteranno gli attacchi dell’Isis locale per inasprire la repressione delle libertà. Ieri hanno vietato la musica in pubblico. Il portavoce Mujahid-che pare candidato al ruolo di Ministro dell’informazione e della cultura ha così argomentato: “La musica è proibita nell’Islam, ma speriamo che riusciremo a persuadere la gente a rinunciare, senza dover esercitare pressioni”.

 

UNO SCENARIO DI OSCURANTISMO, CAOS E INSICUREZZA
Rendere più forte l’oppressione sulla popolazione civile, rimettere le lancette dell’orologio indietro di decine d’anni non basterà ai Talebani per consolidare il proprio potere.

Se ,come pare, non riusciranno a costituire un governo di “pacificazione” nazionale, dovranno gestire un Paese frammentato tra gruppi terroristici  in lotta tra loro e  i “signori della guerra”, capi tribali ed etnici dotati di eserciti personali agguerriti che pretenderanno autonomia nel gestire i propri territori.

Uno scenario di confusione estrema che si riverserà sulla popolazione civile, sulle donne ,sui bambini e su quanti  avevano cominciato a sperimentare una migliore qualità della vita e a respirare un’aria nuova. Saranno in tanti a rimpiangere  i 20 anni trascorsi con la presenza delle forze occidentali.

 

Giuseppe Mazzei

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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