Più che essere “Abolita la povertà”, sono cresciute le disuguaglianze economiche, di reddito, di beni, di possedimenti. In Italia si allarga sempre più il divario tra possidenti e chi non ha nulla. I ricchi diventano più ricchi e i poveri non solo aumentano ma sono diventati più indigenti.
Lo provano i dati di Eurostat, l’agenzia statistica dell’Unione Europea che periodicamente rende noti studi, ricerche e statistiche con i dati che riguardano i Paesi dell’Unione, e quindi anche dell’Italia. Una parte dello studio prende in esame gli scenari della post crisi economica iniziata nel 2007, conseguenze che ancora si manifestano nella nostra società. Una crisi – ed è questa una novità negativa e una conferma di un andamento verso il basso – che ben lungi dall’essere considerata superata desta nuovo allarme.
Tutti gli indicatori statitici ed economici dicono che siamo in piena fase di recessione produttiva e stagnazione economica. I risultati negativi non tarderanno ad arrivare su altri aspetti, come i consumi, la crescita dei costi dei servizi come luce, acqua, gas.
Oggi, per segnalare i casi più estremi, un lavoratore su 8 guadagna così poco da essere a rischio povertà, con una percentuale, che è passata dal 9,1% del 2009 all’11% del 2018. La popolazione lavoratrice giovanile è quella ad avere stipendi sempre più magri: a rischio povertà sono il 13% dei lavoratori tra i 20 e i 29 anni, tale condizione ci pone nella sgradevole posizione che peggio di noi, come Paese, stanno soltanto la Romania e la Spagna.
I dati Eurostat inoltre, mettono in mostra un crollo da parte milioni di persone che ora è lambita dal rischio povertà, infatti, una parte considerevole di cittadini e cioè 16,4 milioni, (il 27,3%), ha un reddito inferiore al 60% del livello medio nazionale, mentre sono 1,8 milioni le famiglie in povertà assoluta per un totale di cinque milioni di individui, l’8,4% della popolazione.
Con queste cifre torna d’attualità il grande tema della disuguaglianza sociale, la vera emergenza del nostro Paese, di cui, però, non c’è assolutamente traccia nel programma del nuovo governo “giallo-rosso”. Del resto sono in aumento i casi in cui neanche più lo stipendio mette al riparo i lavoratori e le loro famiglie dai problemi economici.
Sull’altro fronte, ossia quello della ricchezza, la crisi non sembra scalfire, anzi ha aumentato le risorse economiche dei cittadini benestanti. Analizzando le cifre fornite da Eurostat, si scopre che il 10% della popolazione più ricca possiede un quarto del reddito totale nazionale, cioè della ricchezza, quindi il 25% con un sensibile aumento rispetto al 23,8% di dieci anni fa.
In altri versi il 10% degli italiani agiati possiede il 25% della ricchezza nazionale, mentre specularmente il
10% dei cittadini con redditi più bassi accede solo al 2% della ricchezza totale. E, ancora, seguendo l’analisi di Eurostat emerge che l’1% della popolazione benestante conta sul 5.1% del reddito, e questa fascia di ricchi è ancora in crescita. Basta dire che una parte di quell’1% degli italiani ricchi, è stato calcolato, intercetta il 40% del reddito complessivo. Insomma una piccola minoranza di italiani ha a disposizione ricchezze colossali, il 2019 si segnala, per questa fascia di popolazione, come anno “super top”.