Il 2021 è l’anno di consacrazione delle piccole e medie imprese italiane. Sono loro il traino dell’economia, occupazione e sviluppo. A dispetto dei grandi gruppi industriali e societari che hanno provocato voragini economiche e danni decennali nei conti dello Stato.
Per paradosso italiano però sono sempre loro le piccole imprese ad essere nel mirino di tutte le possibili azioni avverse, dalla burocrazia, al peso del fisco alle incongruenze della pubblica amministrazione. A testimoniare le molteplici capacità delle piccole e medie imprese è ora il gruppo di analisti finanziari Deloitte, che ha passato in rassegna le attività delle Pmi dando un giudizio positivo declinato nei tanti versanti del fare impresa oggi.
“L’anno scorso”, si legge nel report ‘Deloitte Connect for Europe: Next Generation Eu‘. Nella sua parte dedicata all’Italia, “il fatturato delle piccole e medie imprese italiane si è contratto in media del 10,6% e i loro margini operativi lordi hanno registrato un calo stimato al 22,8%. Ma il livello di tenuta resta alto: le Pmi “a elevata resilienza” sono il 31% del totale mentre il 59% risulta a “media resilienza”, con solo il restante 10% che sarebbe a bassa resilienza”.
L’impegno delle piccole e medie imprese italiane sta non solo nelle tradizionali capacità del “ben fatto” ma anche di guardare al futuro. Di pensare all’innovazione che oggi circonda di maggior appeal commerciale i prodotti realizzati.
Capita che proprio i periodi di crisi facciamo da volano allo sviluppo. In questo l’Italia delle piccole imprese è riuscita a fare tesoro di nuove strategie commerciali e di innovazione. C’è stata poi una svolta significativa verso il digitale.