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Madre Terra vicina al punto di non ritorno, il sondaggio globale

domenica, 22 Agosto 2021
2 minuti di lettura

Tre quarti delle persone nelle nazioni più ricche del mondo sono convinti che l’umanità stia spingendo il nostro pianeta verso un pericoloso punto di non ritorno e sostengono uno spostamento delle priorità lontano dal profitto economico. Lo rivela il sondaggio globale somministrato da Ipsos Mori per la Global Commons Alliance (GCA) secondo il quale la maggioranza (58%) è molto preoccupata o estremamente preoccupata per lo stato del pianeta Terra. Quattro intervistati su cinque hanno affermato di essere disposti a farsi avanti e fare di più per rigenerare i beni comuni globali. Questa istantanea dell’opinione pubblica globale è stata scattata nei mesi di aprile e maggio, prima dell’estate più rovente della storia e con fenomeni estremi quali inondazioni e incendi, ancora prima che il rapporto del Gruppo Intergovernativo ONU di esperti sui cambiamenti climatici mettesse in guardia l’opinione pubblica contro i cambiamenti climatici “inevitabili e irreversibili” dovuti alle attività umane. Secondo l’indagine, il 73% delle persone crede che l’attività umana abbia spinto la Terra vicino al suo punto più critico di sempre. La consapevolezza di questi rischi è nettamente maggiore in paesi quali Indonesia (86%), Turchia (85%), Brasile (83%), Messico (78%) e Sud Africa (76%), rispetto a quelli con economie maggiormente sviluppate – Stati Uniti (60%), Giappone (63%), Gran Bretagna (65%) e Australia (66%). Nel complesso, più della metà (59%) degli intervistati ritiene che la natura sia già troppo danneggiata per continuare a soddisfare i bisogni umani a lungo termine. L’83% degli intervistati vuole fare di più per proteggere e ripristinare la natura e più di due terzi (69%) ritiene che i benefici dell’azione per proteggere i beni comuni globali sia superiori ai costi. Questa opinione è più diffusa in Brasile e meno comune in Francia (44%). Complessivamente, il 74% delle persone afferma che i paesi dovrebbero andare oltre il fatto di concentrarsi sul prodotto interno lordo e sul profitto, e spingere invece maggiormente sulla salute e sul benessere degli esseri umani e della natura. Il Covid-19 ha aperto una porta al cambiamento. Nei paesi del G20, c’è infatti un ampio consenso (75%) sul fatto che la pandemia stia dimostrando quanto rapidamente il comportamento possa cambiare le cose. Il 71% considera la pandemia come un’opportunità per rendere le società più resilienti. Tuttavia, in India il 56% avverte la necessità di una ripresa economica significava e che la natura non rappresenta una priorità. In tutte le nazioni, ci sono opinioni diverse sul fatto che ciò che è buono per le persone sia spesso dannoso per la natura, sebbene questo abbia un forte sostegno in Russia (74%) e Brasile (65%). Il 66% sostiene inoltre che la cooperazione globale è fondamentale per affrontare le sfide condivise, con la Cina (81%) più entusiasta e la Francia (50%) meno desiderosa di collaborare. Alla domanda se alle Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali debbano essere conferiti più poteri per proteggere la natura, c’è un accordo altrettanto ampio con l’India (76%), la Cina (75%) e la Turchia (76%) più desiderose e gli Stati Uniti (49%) meno. Scienza e cambiamento climatico. La maggior parte delle persone (62%) riconosce che c’è un consenso scientifico sulla necessità di cambiamento, ma solo l’8% sa che c’è ed è necessario anche un consenso sulla necessità di una grande trasformazione economica e sociale, se l’umanità vorrà salvare il proprio habitat per le generazioni future.

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