Un aspirante medico su cinque, quest’anno forse riuscirà a superare il test ed iniziare gli studi. Per quest’anno infatti sono aumentati i posti e le possibilità di inserimento, ma anche c’è un picco di iscritti. A presentarsi al test del 3 settembre saranno 63.972 per i corsi in lingua italiana; 13.404 a quelli del 9 per i corsi in lingua inglese, ma anche i posti sono il 7% in più dello scorso anno accademico, 21% rispetto al 2019/2020.
AUSPICI DELLA FEDERAZIONE
A formulare gli auguri è il Presidente della FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli, che si rivolge agli iscritti alle prove di ammissione alle Facoltà di Medicina delle Università pubbliche.
“Auguri ai 77mila aspiranti medici”, commenta Anelli, “che, dal 3 settembre, sosterranno il test per gli oltre 14 mila posti di quest’anno, e che, in questi giorni, sono probabilmente impegnati nel rush finale del ripasso”.
AUMENTANO I POSTI
Circa uno su cinque, quest’anno, riuscirà a entrare.
“L’intervento del Ministro della Salute, Roberto Speranza, che, insieme al Ministro dell’Università e Ricerca Maria Cristina Messa e a quello dell’Economia e Finanze, Daniele Franco, ha portato a 17.400 le borse di Specializzazione”, calcola Filippo Anelli, “a cui vanno aggiunte le oltre 2000 borse previste per la Medicina Generale, permetterà di assorbire in gran parte il cosiddetto ‘imbuto formativo’, il gap tra i medici laureati e quelli che riescono a specializzarsi. Siamo soddisfatti di questo risultato, che ha reso sostenibile anche l’aumento del numero di immatricolazioni rispetto al fabbisogno inizialmente da noi indicato”.
RISORSE DEL PNRR
“Tuttavia, rebus sic stantibus, più della metà di queste 140mila matricole non potranno, tra sei anni, specializzarsi”, spiega il presidente della FNOMCeO, “L’aumento delle borse è infatti legato al Pnrr, e quindi temporaneo. Le risorse investite sulle borse caleranno gradualmente da qui al 2026, quando le borse dovrebbero tornare al livello del 2017/2018, cioè tra 6.000 e 7.000. Se così fosse, già a partire dai prossimi anni l’imbuto formativo ricomincerebbe a riempirsi di giovani medici tenuti fermi in panchina, in attesa di poter accedere alle Scuole”.
“La buona notizia è che siamo in tempo per rimediare”, auspica Anelli, “Il secondo augurio ai giovani futuri colleghi è, infatti, che finalmente si metta in atto, con un provvedimento legislativo, quanto la FNOMCeO perora da tempo: una programmazione che faccia corrispondere a ogni laurea in Medicina un posto nel post lauream”.
REALIZZARE LE RIFORME
“A questi auguri ne voglio poi aggiungere un terzo”, sottolinea Anelli, “che, una volta portato a termine il percorso formativo, gli specialisti e i medici di medicina generale che verranno trovino, ad aspettarli, un contesto lavorativo più appagante e meno usurante di quello attuale”.
IL DISAGIO DEI MEDICI
“Ancora pochi giorni fa”, riferisce Anelli, “il Segretario del Sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed, Carlo Palermo, in una lettera al Direttore del Foglio ha denunciato il “malessere” dei medici dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, quantificando in oltre un miliardo di euro il loro ‘credito’ verso le Aziende sanitarie, dovuto al blocco del turnover e alle ore di straordinario solo in parte retribuite e difficili da recuperare per la carenza di personale”, ricorda ancora Anelli, “Carenza che si registra allo stesso modo tra i medici di medicina generale, tanto che, in Italia, il 20% del territorio, soprattutto le zone più disagevoli, è scoperto di questa preziosa figura, che è il ‘front-office’ della nostra sanità.
‘Front office’ che, con le distanze reali e con quelle imposte dal Covid, sta diventando anche ‘call center’, con i medici di famiglia impegnati a rispondere, dopo lo studio e le visite domiciliari, alle richieste più disparate via telefono o chat, senza un orario né giorni di pausa. Mentre il loro disagio rimane senza risposte: in un un recente sondaggio realizzato dal sindacato Fimmg, il 53,4% dei Medici di Medicina Generale intervistati si è detto insoddisfatto dell’organizzazione sul territorio durante la pandemia, mentre l’84,7% non si è sentito supportato e sostenuto dalle istituzioni sanitarie locali”, conclude Filippo Anelli, che cita il segretario Silvestro Scotti che “ha sottolineato come le difficoltà espresse dai medici di medicina generale, che sono stati in prima linea anche durante il Covid, pagando un tributo di vita altissimo, non possano rimanere inascoltate”.