Gli italiani saranno chiamati tra breve a pagare le tasse, si intende quella parte ampia di chi versa poco o, comunque, non il dovuto nelle casse dello Stato. L’amministrazione si sta preparando con un armamentario nuovo e più efficace. Entreranno in ballo sistemi informatici, con le possibilità estese di controlli dei conti e depositi bancari, e soprattutto, una arma affilatissima quella di ridurre le complicazioni nei versamenti.
Meno complicazioni In questo ultimo caso c’è un vantaggio per i cittadini virtuosi che avranno meno inciampi burocratici per aderire al ruolo di buon contribuente, per gli altri, invece, non ci saranno scappatoie. Il fisco, secondo gli analisti finanziari punta a
a recuperare 12,6 miliardi dall’evasione, con uno scenario che ha come linee guida il semplificare e ridurre la distanza tra quanto dovrebbe entrare nelle casse dello Stato e quanto realmente i contribuenti versano come imposte. Un percorso che vedrà un suo compimento negli anni perché ridurre le complicazioni è già un grande grattacapo in un sistema che degli inciampi ha fatto regole che sono da scardinare.
L’obiettivo del Governo è potenziare l’infrastruttura informatica che sarà la chiave di volta per permettere a tutti con le buone o con le cattive di aderire ai pagamenti. La distanza da colmare definita come tax gap sarà nel 2023 del 5% rispetto al gap del 2019. Le cifre di questa riduzione tra quanto dovuto e quanto dato allo Stato è di 4 miliardi di euro che diventano più di 12 miliardi con la riduzione a regime del 15% del tax gap nel 2024. Insomma un passo lento ma inesorabile nel segno delle proiezioni target del Piano nazionale di Ripresa.
Su questo rischio che contraddistingue una parte consistente della finanza si dicono molte parole ma di fatti se ne intravedono pochi.
con un volto conciliante così che il contribuente versi in modo spontaneo ciò che risulta discordante dai controlli. Si tratta delle cosiddette posizioni “incongrue” che emergeranno dalle verifiche. Il tutto sarà affidato agli alert che il contribuente riceverà a casa cos
una volta che rifarà i conti magari si accorgerà di aver sbagliato qualcosa e potrà porvi rimedio in modo pacifico. L’Agenzia prevede di intercettare il 20% di cittadini con questo metodo. A conti fatti saranno inviate 2,6 milioni di lettere e sono 2,5 miliardi che si intendono recuperare.
In campo i big data Un altro percorso sarà la verifica a tappeto e più sofisticata come metodologia: un processo di pseudonimizzazione e analisi dei big data, in modo che saltino fuori migliaia di posizioni che il cervellone elettronico evidenzierà in modo anonimo. Una prima selezione dei soggetti a rischio da sottoporre poi a ulteriori e più accurati controlli. C’è però visto l’uso sofisticato di sistemi anche i cosiddetti “falsi positivi”, con contribuenti indicati come evasori ma non lo sono. Comunque l’obiettivo sarà affidandosi al database elettronico intercettare 3 milioni di contribuenti a rischio ai quali saranno inviate altrettante lettere per recuperare 2,8 miliardi di gettito aggiuntivo.
Tempi lunghi Sui tempi c’è la partita più significativa. Le operazioni scatteranno nel 2022 per avere effetti sperati bisognerà attendere il 2023, quando saranno passate al setaccio imprese e partite Iva.