La decisione di Renzi di lasciare il Pd e di creare un nuovo partito domina ancora il dibattito politico che, per le implicazioni che comporta, pone in ombra i problemi dello sviluppo, che dovrebbe essere tema centrale della manovra economica di fine mese.
Con il passare delle ore si precisa meglio il numero dei parlamentari disposti a seguire l’ex sindaco di Firenze e si ufficializza il nome del nuovo partito “Italia Viva” che non è una novità, ma fu usato da Veltroni per una sua campagna elettorale.
Il vero problema che, nell’immediato pone l’iniziativa renziana che è quello del venire meno della maggioranza al Senato: una ipotesi che non dovrebbe allarmare viste le assicurazioni di Renzi sulla sua lealtà al governo, ma che apre comunque, per maggiore prudenza, la ricerca di un ulteriore supporto alla area della maggioranza.
Anche Renzi mira ad allargare la platea dei sui gruppi e, in quest’ottica, punterebbe su eventuali defezioni da Forza Italia oltre che sullo stato magmatico degli schieramenti all’interno del suo vecchio partito spesso assomiglianti a una confederazione di correnti, o peggio a un sinedrio di cacicchi.
Per quanto riguarda Forza Italia Berlusconi ha escluso che il suo partito possa essere destinato a scomporsi verso le attrazioni di quello di Renzi e ha anzi rafforzato il suo impegno nel centro destra unito, pur non rinunciando alla rivendicazione sia della sua posizione autonoma, sia della vocazione europeista.
Intanto, a Palazzo Chigi c’è stato il primo incontro del nuovo governo e sindacati confederali, dove Conte ha parlato di una riduzione del carico fiscale e di incentivi allo sviluppo.
Belle cose; nel frattempo però si conferma l’ingiustizia del nostro assetto sociale. All’ex amministratore di “Autostrade” andrà una mega buona uscita di 13 milioni di euro, nemmeno la più alta fra grandi manager: tanto da far vivere per generazioni i disoccupati che stanno presidiano l’autostrada per Salerno.