Il semestre più lungo del settennato del Presidente della Repubblica è appena iniziato
Sarà messa a dura prova pazienza, equilibrio, lucidità e ponderatezza delle scelte.
Il Presidente Sergio Mattarella ha, probabilmente, già pronto tre opzioni: spiazzare tutti e dimettersi in anticipo; resistere fino all’ultimo giorno del suo mandato; accettare – se formalmente chiesta e per il solo bene della Patria – la rielezione, magari condizionata nella durata.
Tali visioni si anniderebbero tutte e tre nel monito che il 23 luglio scorso ha fatto ai Presidenti delle Camere ed al Presidente del Consiglio dei ministri circa il decreto sostegno bis con i 393 commi aggiuntivi rispetto ai 479 originari che si discostano, appunto, dalle finalità originarie della legge, ricordando loro a …“riconsiderare le modalità di esercizio della decretazione d’urgenza…”
Ha invocato esplicitamente, al riguardo, di avvalersi dell’articolo 74 della Costituzione il quale recita che: “Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione. Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata.”
Il Presidente Mattarella non ci sta e fa sentire la sua voce e se qualcuno potrebbe definirle “picconate finali’ – verrebbe da pensare che ognuno si assume le proprie responsabilità.
I partiti – nel frattempo – hanno svuota il Parlamento del suo prestigio, minando l’autonomia e la stessa indipendenza del Parlamentare che ,come prevede l’articolo 67 “rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.”
La frammentazione dei partiti stessi è un ulteriore esempio di una classe politica che utilizza il Parlamento come appendice di partiti e segreterie, per una perenne campagna elettorale a scapito della prevalente funzione legislativa
Far perdere la pazienza al Presidente Mattarella al punto tale di fargli gettare la spugna in anticipo – in questo travagliato semestre con alle prese con problemi seri di salute pubblica, di lavoro, di immigrazione clandestina e di sicurezza che affliggono il Paese – non sarebbe un buon servizio alla Nazione.
A questo Governo – di apparente Unità Nazionale – oltre all’arduo compito di non discostarsi dai principi morali ed etici e dal dovere di fedeltà per il giuramento prestato, è bene ricordare l’articolo 95 della Costituzione e, cioè, che: “ Il Presidente del Consiglio dei ministri dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Mantiene l’unità di indirizzo politico ed amministrativo, promuovendo e coordinando l’attività dei ministri. I ministri sono responsabili collegialmente degli atti del Consiglio dei Ministri , e individualmente degli atti dei loro dicasteri.”
Qualsiasi condizionamento esterno che provenga dai partiti, specie se rappresentati nel Governo, costituisce pura campagna elettorale che toglie credibilità, fiducia e tranquillità ai singoli ministri ed al suo Presidente.