Una mossa a sorpresa che è anche un indennizzo ai prezzi pagati da Conte e Di Maio per il via libera dei 5 Stelle alla riforma della giustizia penale. Un segnale della politica delle mani libere che Draghi pratica verso tutti i partiti della maggioranza.
Non si fa tirare per la giacca né di qua né di là. E’ lui che di volta in volta decide a quale partito concedere, per così dire, una gratificazione. Astuzia, consumata diplomazia ? Forse, ma soprattutto capacità di leadership. E si, perché guidare una coalizione così composita lo si può fare solo se si è autorevoli, se si hanno idee chiare e se si vuole seguire una rotta, concedendo piccole deviazioni ma tenendo la barra dritta.
SEI MESI, GRANDI RISULTATI
E i frutti si vedono. Dopo quasi sei mesi di Governo, Draghi può tracciare un bilancio molto positivo: la ripresa è più forte del previsto, le vaccinazioni procedono spedite meglio che in Francia e Germania, le 3 grandi riforme chieste dall’Europa sono avviate come previsto, l’Italia ha ripreso un dinamismo in politica estera che era da tempo sopito.
Mai un governo era riuscito a fare tanto in così poco tempo e nonostante le enormi distanze e le continue polemiche tra i partiti della maggioranza.
L’abilità di Draghi consiste nel decidere senza subire pressioni ma lasciando ai leader della maggioranza la possibilità di rivendicare qualche piccolo successo, vero o presunto che sia.
RISULTATI NOTEVOLI RISPETTO ALLE POSIZIONI DEI PARTITI
Indubbiamente il più grande risultato sul piano politico è stato quello di aver fatto digerire al Movimento 5 Stelle una riforma che cancella la filosofia della legge Bonafede. Draghi ha dovuto accettare qualche richiesta ma ha portato a casa il risultato principale.
In ordine di importanza il secondo posto spetta alla politica del rigore sulle norme anti Covid che Draghi è riuscito a far digerire al riluttante Salvini che in piazza simpatizzava per posizioni opposte a quelle del Governo.
Il terzo posto nella classifica dei successi è stata la politica sociale che Draghi ha inserito nella carne viva della ripresa economica: massima attenzione ai sindacati ma senza cedere a c posizioni massimaliste e prendendo le distanze da richieste di tassazione patrimoniale venite dal segretario del Pd.
NESSUNA ALTERNATIVA A QUESTO GOVERNO.SCONFITTA L’ANTIPOLITICA
Draghi sa benissimo che la luna di miele di cui il governo ha goduto finora potrebbe non durare a lungo. Ma questo non sembra turbare i suoi sonni. Sa benissimo che in questo Parlamento non ci sono alternative a questa composita maggioranza che trova solo in lui il cemento necessario per prendere decisioni. Un altro governo è impossibile. Impensabile che qualche partito voglia far saltare il banco proprio mentre la credibilità dell’Italia è ai massimi da decenni in qua.
Draghi ha sempre rifiutato di caratterizzare il suo Governo come un’alternativa ai partiti: tutt’altro.
Ha sempre detto e ripetuto che i partiti e il Parlamento dove si esprimono sono essenziali, meritano rispetto e stanno facendo un ottimo lavoro.
In fondo Draghi in questo modo, con eleganza ed equilibrio, dà un altro colpo di grazia all’ingrediente principale del populismo: l’antipolitica.