Gianfranco Miglio – ideologo della `Lega `Lombarda – si spegneva, all’età di 83 anni, il 10 agosto del 2001, per i postumi di un ictus che lo aveva colpito l’anno precedente e dal quale non si era mai più ripreso. Giurista, politologo, accademico e politico italiano che – negli anni ottanta/novanta – fu il sostenitore del trasferimento dello Stato italiano in senso federale con una visione confederale.
Senatore della Repubblica con tale rappresentazione, venne subito in rottura con Umberto Bossi, aprendo la breve stagione del Partito federalista, pur confermandosi senatore per ben tre legislature `(XI,XII e XIII).
Nel 1943, a 25 anni, si iscrive alla neonata Democrazia Cristiana fino a quando, nel 1959 non diviene Preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, incarico che ricopre fino al 1989, ininterrottamente per ben trent’anni.
La sua visione federalista la evidenzia sin dalla liberazione, a Como – città natale – quando il 27 aprile del 1945 è tra i fondatori del movimento federalista “Il Cisalpino”, immaginando il territorio su base cantonale (modello svizzero), con la costituzione di tre grandi macro-regioni (Nord, Centro e Sud), con un governo direttoriale con tre Governatori più un rappresentante delle 5 regioni a statuto speciale con al vertice un Presidente Federale eletto da tutti i cittadini in due tornate elettorali.
La vicinanza verso la Lega Nord avviene nel 1990, ma i suoi ideali proposti nel “decalogo di Assago”, dieci articoli in tutto, col contributo dei collaboratori della Fondazione “Bruno Salvadori” per gli studi sul Federalismo, nel 1993 sono condivisi solo in parte dal `Segretario Federale Umberto Bossi che, invece, mira ad un rafforzamento delle autonomie regionali su una serie di materie, idea mai accantonata. Prova ne è il referendum consultivo del 22 ottobre 2017, indetto nelle due Regioni, Lombardia e Veneto, per ampliarne i poteri.
Cosa è cambiato a distanza di quella data della visione di Gianfranco Miglio, di Bossi e dell’attuale Segretario?
Sono tutti davvero felici e contenti in Italia ed in Europa della sua politica altalenante e della sua idea di federazione con gli altri due partiti di destra, di cui uno deve sgomitare per reclamare trasparenza e lealtà, attualmente all’opposizione del Governo di unità nazionale?
Gianfranco Miglio ebbe a dichiarare, in sintesi, che in Italia non si è ancora maturi per un federalismo, occorrendone più generazioni.
Basta guardare che le Regioni, nate nel 1970, hanno diversi problemi al loro interno e contrasti con lo Stato centrale per le competenze esclusive, complementari e sussidiarie, come ha fatto emergere, in ultimo, il problema pandemico sul campo della sanità.
Sarà ancora un sogno un vero decentramento amministrativo, di cui all’articolo 5 della Costituzione il quale recita che: “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.”
Quanto c’è di possibile, di sensato, di ragionevole e di attuabile tra le idee di Gianfranco Miglio, del primo segretario della Lega Lombarda e nella visione attuale del Partito ormai sdoganato a livello nazionale, ammesso e concesso che non vi siano interne diversità di vedute?