Il tocco prolungato, simile a una carezza, determina una riduzione dello stress nei neonati prematuri. Lo afferma lo studio “Dynamic touch reduces physiological arousal in preterm infants: A role for c-tactile afferents?” realizzato da un team internazionale (Ospedale Buzzi di Milano, Università di Milano-Bicocca, Fondazione COME Collaboration di Pescara, Istituto Osteopatia Milano e l’Università John Moores di Liverpool) e recentemente pubblicato sulla rivista Developmental Cognitive Neuroscience (https://doi.org/10.1016/j.dcn.2019.100703).
I risultati indicano che la carezza produce un miglioramento in diversi parametri fisiologici, quali il livello di ossigenazione sanguigna e il battito cardiaco nei neonati pretermine tra le 28 e le 37 settimane di gestazione. Sebbene l’interazione tattile pare abbia un ruolo centrale in molte strategie di cura perinatale, come la “Kangaroo Mother Care” (dove il neonato viene messo a contatto pelle a pelle con il genitore) o il massaggio, le basi neurobiologiche di questi approcci vengono raramente prese in considerazione.
Lo studio ha preso in esame gli afferenti C-tattili (CT), una classe di fibre nervose non mielinizzate attivate da un tocco continuo a bassa intensità, del tutto simile a una carezza. Tali fibre sembrano avere un importante ruolo nel modulare diversi aspetti dell’interazione sociale nell’uomo e in molte specie animali. Il tocco, mirato all’attivazione delle fibre CT, attiva aree cerebrali quali la corteccia insulare posteriore ed è in grado di ridurre l’eccitazione del sistema autonomico, generalmente correlata a stress e dolore.
La ricerca, nello specifico, ha confrontato l’effetto di cinque minuti di stimolazioni effettuate sulla schiena alla velocità ottimale delle fibre CT con cinque minuti di tocco statico, sulla frequenza cardiaca e sui livelli di saturazione di ossigeno, due parametri correlati con il miglioramento delle condizioni cliniche dei neonati pretermine tra 28 e 37 settimane di età gestazionale.
Il tocco in grado di attivare le fibre CT ha prodotto una riduzione significativa della frequenza cardiaca dei neonati e un aumento dei livelli di ossigenazione del sangue, fenomeno che si è protratto per un periodo di cinque minuti post-tocco. Al contrario, non vi è stato alcun cambiamento significativo nella frequenza cardiaca o nei livelli di ossigenazione del sangue dei neonati sottoposti a contatto statico.
“Questi risultati – spiega il professor Alberto Gallace, docente di psicobiologia e psicologia fisiologica dell’Università di Milano-Bicocca – supportano l’ipotesi che l’attivazione delle fibre CT determinata da stimoli analoghi alla carezza, sia il substrato neurobiologico degli effetti benefici osservati nelle terapie basate sulle interazioni tattili neonatali, offrendo importanti informazioni per la loro ottimizzazione in futuro. Più in generale, la ricerca arricchisce le nostre conoscenze sull’importanza dell’interazione tattile per il nostro benessere, già a partire dai primissimi mesi di vita”. (Italpress)