“La scuola italiana ha grandi meriti e qualità straordinarie, lo dimostrano i nostri giovani che si fanno apprezzare ovunque in Italia e all’estero. La scuola e la famiglia devono parlarsi, incontrarsi, collaborare tra di loro come generalmente avviene. Una società aggressiva, attraversata dal risentimento, orientata a esaltare l’interesse individuale a scapito della comunità, rischia di accentuare le fratture tra insegnanti e genitori. La nostra società, la nostra amata Italia ha bisogno di ascolto e dialogo, di rispetto degli altri, di maggiore fiducia, e la fiducia comincia dalla scuola”.
Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia per l’inaugurazione dell’anno scolastico a L’Aquila, assieme al neo ministro per l’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. La cittadina abruzzese è stata scelta per ricordare le vittime e per sollecitare la sua rinascita in occasione del decennale del terremoto. “Le pubbliche istituzioni sono chiamate a sostenere i programmi di ricostruzione – ha detto il capo dello Stato – offrendo a L’Aquila le opportunità che la sua storia e la sua gente meritano”.
“Mi sono fermato davanti alla stele che ricorda studenti e insegnanti morti 10 anni fa, avvertiamo forte la responsabilità di assicurare una scuola di alto livello formativo, agli insegnanti, agli studenti, alle loro famiglie, va garantita ovunque la massima cura per la sicurezza degli edifici secondo gli standard che consentono oggi le moderne tecnologie”.
Secondo Mattarella all’interno della scuola si cresce come persone, “approfondendo il sapere, scoprendo i talenti e competenze, imparando a vivere con gli altri. Ancora troppi studenti lasciano la scuola precocemente senza completare il ciclo di studi, è una grave menomazione della vita sociale che penalizza soprattutto il Mezzogiorno. Il tasso di abbandono scolastico è alto anche rispetto agli standard europei e va ridotto, è un impegno prioritario, deve crescere il numero di studenti che conseguono il titolo della scuola superiore e il numero dei laureati.
La scuola accresce il capitale sociale del nostro Paese. Rinunciare alla formazione o vivere la scuola senza impegno è spesso l’anticamera della emarginazione, della povertà e talvolta della illegalità”, ha aggiunto ricordando come la mobilità sociale si sia arenata e la scuola “può farla ripartire arrecando giustizia e sviluppo, la scuola per tutti è una grande conquista democratica, è scritta nella nostra Costituzione, il suo carattere universale e la visione unitaria dell’impegno educativo costituiscono gli anticorpi della omologazione e della prepotenza”.
Il presidente della Repubblica infine ha ricordato il piccolo migrante morto in mare con la sua pagella cucita addosso: “Il mio pensiero corre a quel ragazzino di 14 anni che veniva dal Mali, che aveva attraversato il deserto ed è annegato in un naufragio nel Mediterraneo, quando ne hanno ritrovato il corpo si è scoperto che aveva cucito nel vestito la sua pagella. La sua pagella la proteggeva come la sua carta di identità e la sua speranza. La scuola è una speranza sempre e ovunque”.
Anche il neo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, nel suo intervento ha dedicato un passaggio ai piccoli studenti stranieri: “Nella scuola si è tutti uguali nelle proprie diversità, una scuola veramente aperta e tutti, non lascia a casa nessuno, che non lascia a casa nessuno non uno di meno diciamo agli studenti di origine straniera, membri vitali delle nostre comunità scolastiche. Riaprire una scuola vuol dire restituire a una comunità uno straordinario presidio di libertà e futuro, è nelle scuole che potrete accrescere le vostre conoscenze e sviluppare il senso critico e visione del mondo”.
“E’ nelle scuole – ha aggiunto – che si impara a convivere con gli altri, anche con quelli più lontani e confrontarsi con idee diverse. E’ il luogo in cui la politica riassume il valore di mediazione dei conflitti, in cui inclusione accade in modo naturale”. Fioramonti ha poi ringraziato gli insegnanti definendoli dei “veri e propri eroi civili e voglio ringraziarli per il lavoro spesso in condizioni difficili e con salari lontani da media Ue e da quello che sarebbe giusto per ciò che fanno quotidianamente. Uno stato che vuole investire nel futuro non potrò che tener conto di questo aspetto, se i buoni insegnati sono costosi il cattivi maestri constano molto di più”. (Italpress)