Il pre-Summit ONU, tenutosi a Roma in vista del Vertice sui Sistemi Alimentari, è stato preceduto da un momento preparatorio per mettere a sistema le proposte arrivate da ogni parte del mondo, per tentare di salvare i sistemi alimentari, poiché il quadro che si va delineando, nonostante i passi avanti fatti, mostra che l’obiettivo sostenibile “Fame zero” fatica a essere raggiunto entro il 2030.
I NUMERI DELLA FAME
Il rapporto “Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo”, realizzato congiuntamente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), dal Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dal Programma Alimentare Mondiale (PAM) e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), rappresenta la prima valutazione globale post-pandemia.
A emergere è il rapido aumento della fame nel mondo, che ha interessato il 2020: secondo le stime, lo scorso anno le persone sottoalimentate hanno rappresentato circa il 9,9% della popolazione mondiale, contro l’8,4% del 2019. Più di 2,3 miliardi di persone non hanno avuto accesso in maniera continuativa a risorse alimentari adeguate. È aumentata la disuguaglianza di genere: l’insicurezza alimentare ha riguardato 11 donne ogni 10 uomini.
Ben tre miliardi di adulti e bambini non hanno potuto accedere a una dieta alimentare sana e circa un terzo delle donne in età riproduttiva soffre di anemia.
RIPENSARE I MODELLI ALIMENTARI
I numeri spaventosi della fame e dell’insicurezza alimentare sono legati a una combinazione di fattori, che di anno in anno aumentano di intensità: conflitti, cambiamenti climatici, rallentamenti e flessioni economiche, aggravati da povertà e disuguaglianza.
La pandemia, se da un lato ha segnato un incremento di questi fenomeni, dall’altro ha rappresentato l’opportunità per imparare a intercettare le fragilità e le disuguaglianze spesso celate.
L’obiettivo, sulla base di queste acquisite conoscenze, è delineare “percorsi di trasformazione basati su un insieme coerente di politiche e investimenti”.
Strategie che coinvolgano tutti gli attori in campo, al fine di ripensare il modello alimentare attuale. E la chiave per invertire la rotta, che va verso la polarizzazione delle risorse, è da individuare nella coalizione mondiale.
Se da una parte urgono misure che, a livello globale, si occupino di integrare politiche umanitarie per ristabilire la pace in zone di conflitto, istituiscano programmi di sostegno per dirimere la precarietà dei più fragili e definire in modo vincolante gli accordi sul clima, dall’altra è necessario dare il giusto spazio al singolo.
Oltre a un lavoro di sensibilizzazione del cittadino, è importante coinvolgere i “piccoli protagonisti” del sistema alimentare: coltivatori, produttori, distributori, ma anche industria e retail, per cercare di innovare la produzione agricola, ripensare l’approccio al cibo e perseguire un’alimentazione sostenibile.