venerdì, 22 Novembre, 2024
Società

Baobab Experience: uno sgombero disumano

Nell’area antistante la stazione Tiburtina di Roma, nel piazzale Spadolini occupato dai migranti transitanti, c’è stato un nuovo sgombero del presidio di Baobab Experience, l’associazione umanitaria che dal 2015 si occupa di assistere i profughi che passano per Roma nel tentativo di raggiungere le frontiere francesi o tedesche. “È il 41esimo sgombero in sei anni che subisce Baobab – ci spiega angosciato il coordinatore Andrea Costa -. Questa volta però è diverso, hanno sigillato l’area, hanno buttato i tavoli che utilizzavamo per i pasti e rimarrà un presidio della polizia. Ultimamente arrivavamo ad assistere quotidianamente quasi 150persone, di cui circa 50 stanziali e un centinaio in transito, dando loro due pasti al giorno. Hanno buttato tutto nel nome della riqualificazione in un momento in cui continuano ad arrivare donne, uomini e bambini”.

 

LE MOTIVAZIONI DEL CAMPIDOGLIO

L’operazione è stata annunciata su Facebook dalla sindaca Raggi: “È stato effettuato un importante intervento di pulizia e sanificazione in alcune aree intorno alla stazione Tiburtina”, si legge nel suo post. L’avvio dello sgombero dei giacigli di fortuna per il Comune rappresenta un passo in avanti verso la riqualificazione dell’area. L’amministrazione capitolina ha, infatti, spiegato che l’iniziativa consentirà di avviare l’installazione di “postazioni per car, bike sharing e monopattini”. Per ulteriore sicurezza dell’area, ha anche annunciato che “nei prossimi mesi sarà garantito un presidio costante da parte della Polizia di Stato”. Insomma, biciclette e monopattini al posto di esseri umani e un servizio di sicurezza per evitare che qualcuno possa tornare a dormire in quella che fino all’altro giorno era terra di nessuno. Ciò che dalle istituzioni viene definito “degrado –  spiega Baobab – è la condizione in cui il Comune di Roma costringe a vivere donne, uomini e bambini migranti”.

 

BAOBAB E LE ALTRE ASSOCIAZIONI CHIEDONO UNA SOLUZIONE DEFINITIVA

L’associazione, che con l’aiuto del cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, e altre organizzazione umanitarie come Interosos dell’Unicef e Medici senza Frontiere, offre ai rifugiati una prima assistenza legale e sanitaria, cibo e coperte, sono anni che chiede senza fortuna una interlocuzione seria ai sindaci romani per trovare una soluzione definitiva al problema. Giusto o sbagliato che sia, queste persone sono disperate, senza nulla e sono qua. Scappano dalla fame, malattie e guerre, sopravvivono ai trafficanti di essere umani e ai viaggi sui barconi della fortuna. Arrivano a Roma solo di passaggio, perché sanno che la Capitale non gli offrirà nulla. Si radunano in luoghi che la città ha abbandonato, perché nessun politico, nessun amministratore, ha mai voluto allestire un centro di accoglienza, sempre poco foriero di consensi elettorali. Il punto è che stiamo parlando della Capitale di uno stato europeo, che si vanta di far parte dei potenti del mondo, ma che si volta dall’altra parte e si limita ogni tanto a sgomberare le aree occupate da queste manciate di esseri umani, ultimi della terra di cui parla sempre Papa Francesco.

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