Siamo giunti alla vigilia del convegno di Polsi su “Ambiente e legalità”, quasi imposto ai miei amici romani de “La Discussione” ed organizzato con grande fatica e tenacia.
Ho toccato con mano pregiudizi assoluti: non tanto verso Polsi (per molti nome e luogo completamente sconosciuto), quanto per la Calabria stessa.
Mi ha consolato, invece, che qualcuno mi abbia detto di essere stato coinvolto dall’entusiasmo e dell’amore con il quale parlavo della mia terra.
Perché non c’è dubbio che, nonostante i miei cinquant’anni di Roma, porto vivi nel cuore e negli occhi la mia Locride, il mio Aspromonte e la mia Calabria.
Ho voluto un convegno che fosse diverso; che fosse come una delle mie cento escursioni a Polsi, condividendo con amici che non la conoscevano la magnificenza della “Montagna”.
Devo dire che, alla vigilia, mi viene un po’ di tremarella a pensare che qualcuno dei relatori da me invitati possa mandarmi al diavolo. Per quanto abbia cercato di spiegare lo spirito dell’iniziativa, credo che difficilmente potranno conciliare i 28 chilometri che separano San Luca da Polsi con le due ore circa necessarie per arrivarci con un fuoristrada.
Già immagino le manifestazioni di gioia e di avventura mentre attraverseremo il letto asciutto del Buonamico, trasformarsi in perplessità ai primi tornanti della pista non asfaltata.
Ci vorrà tutta la mia passione per quei panorami, quei boschi incantati, i pini larici centenari e maestosi per distrarli dalla strada. Ma sono sicuro che la bellezza prevarrà sul disagio e sullo stupore che un luogo simile non sia collegato da una strada che possa chiamarsi tale.
Non c’è dubbio che il fascino di Polsi sia dato anche da quel senso di avventura nel percorrere strade “non strade”, senza indicazioni, sentieri noti soltanto agli iniziati della “Montagna”, che indurrebbero qualsiasi avventore a fare retromarcia ed a ritornare alle ultime tracce di civiltà lasciatasi alle spalle nell’arrampicata verso il Montalto.
Eppure ci sono già tre strade per Polsi. Tutte distano da San Luca pochi chilometri: i 28 sopra indicati si riferiscono a quella intermedia, che comporta l’attraversamento della fiumara e poi l’arrampicata su una pista sterrata, fino a ricongiungersi con una strada asfaltata (malamente) che scende dal Montalto. La strada più breve è una pista pittoresca, per grandi tratti sull’orlo di un burrone, ed “ufficialmente” chiusa. La terza, più lunga, è tutta in qualche modo asfaltata e dall’abitato di San Luca porta verso il Montalto, la Cina dell’Aspromonte, e da lì la vertiginosa discesa a Polsi.
Le ultime due sfiorano Pietra Cappa, che si tocca con mano se qualcuno da quella sterrata (la seconda) osasse avventurarsi tra i boschi verso Natile Vecchio.
Senza deturpare l’ambiente con una nuova arteria, le stesse strade si potrebbero rendere più civili, asfaltate, addirittura con qualche segnale e qualche cartello indicatore. Magari evitando anche il ponte sul Buonamico, perché un po’ di avventura non guasta.
Perché se togliamo la difficoltà di arrivarci, se comodamente può andare a Polsi anche un pensionato o una mamma con i suoi bambini, si ridurrà certamente fascino e mistero al sito, ma si farà del Santuario di Polsi un posto “normale”.
Già tanto è stato fatto negli ultimi 25 anni, a partire dal pastorato dell’Ecc.mo Giancarlo Maria Bregantini (vescovo di Locri-Gerace dal 1994 al 2007), il primo che ha insegnato ai “borghesi” la via per Polsi: fino ad allora raggiungibile soltanto a piedi e luogo ambito solamente dalla fede cristiana. Fede vivissima, testimoniata dalle “case” dei vari comuni, alcuni addirittura siciliani, Messina, Ganzirri. Fede intensissima, magari espressa in alcuni suoi riti in maniera pagana, come col cibo rituale della capra, portata viva al Santuario e macellata sulle rive del fiume: che nei giorni della festa si colorava di rosso per la gran folla. Rito che è stato vietato proprio da Padre Giancarlo che aveva intuito prima di molti altri che la prima ambizione della Calabria doveva essere la normalità.
E che la “normalità” cominciava da Polsi e proseguiva con un’azione sociale che indicasse una possibilità di vita, una soluzione “normale” ai giovani, anche ai figli dei mafiosi, per dare a tutti un’alternativa possibile di vita.
Così il Convegno “Polsi Ambiente 2021” vorrà essere solamente il dialogo “normale” sugli attualissimi temi ambientali con alcuni professionisti di livello nazionale ed internazionale.
Persone che non avranno una soluzione per risolvere i problemi dell’ambiente, ma che proprio a Polsi si esalteranno nel farci capire che tutti dobbiamo cominciare a fare qualcosa, “normalmente” per salvare il sistema ecologico: nel quale l’uomo è una parte oggi dominante, ma non essenziale.
E che sarebbe auspicabile non suicidasse se stesso, distruggendo il meraviglioso mondo di cui dovrebbe essere custode.